Nessuna precauzione sull’amianto Vertici delle Officine sotto accusa

Chiusa l’inchiesta: i fratelli Giovanni e Dino Marchiorello e tre dirigenti accusati di omicidio e lesioni per la morte di 19 operai esposti al minerale killer senza essere stati sottoposti a visite di controllo
Di Carlo Bellotto
PD 06/05/2000 GM FIERA X ASSEMBLEA ORDINARIA DEI SOCI DELLA BANCA ANTONVENETA LAZZARINI PRESIDENTE DINO MARCHIORELLO
PD 06/05/2000 GM FIERA X ASSEMBLEA ORDINARIA DEI SOCI DELLA BANCA ANTONVENETA LAZZARINI PRESIDENTE DINO MARCHIORELLO

CITTADELLA. Omicidio colposo e lesioni. Sono le pesanti accuse che la procura muove ai vertici delle Officine di Cittadella per la morte di 19 persone (tra il 2005 e il 2016) e le condizioni gravi di una, il tutto per l’esposizione all’amianto.

L’inchiesta assegnata dal procuratore Matteo Stuccilli nell’autunno scorso al sostituto Francesco Tonon è già di fatto chiusa. Gli indagati sono Giovanni Marchiorello, 96 anni, di Tezze sul Brenta, amministratore delle Officine di Cittadella per un ventennio, Dino Marchiorello, 91 anni, di Rosà, (industriale vicentino con solide radici di business a Padova e in passato proprietario delle Officine Meccaniche della Stanga e presidente di Banca Antoniana (all’epoca di Silvano Pontello) a.d. e responsabile commerciale della stessa ditta fino all’88 e per 12 anni a.d. di Firema Trasporti, Florio Pontarolo, 75 anni, di Tombolo, dirigente e direttore tecnico, Otello Bizzotto, 72 anni di Tombolo che negli anni ha ricoperto diversi ruoli dirigenziali sia nelle Officine che in Firema e Ugo Soloni, 86 anni di Padova, pure lui con diversi incarichi nelle due aziende.

Tutti, a vario titolo, omettevano di avvisare i lavoratori in merito ai rischi relativi agli ambienti dove lavoravano giornalmente a causa dell’amianto presente sia all’interno delle carrozze e dell’altro materiale rotabile in costruzione o in lavorazione nelle aziende. Soprattutto per le polveri che respiravano. Viene contestato agli indagati di non aver sottoposto con regolarità i dipendenti a visite sanitarie che avrebbero portato alla luce per tempo le malattie che li hanno colpiti. Dalle indagini emerge che non hanno fatto in modo che i dipendenti fossero protetti dall’amianto. Come detto sono 19 le persone decedute, la cui responsabilità - a vario titolo - ricade sugli indagati. I morti sono tutti dipendenti delle aziende in oggetto, ad eccezione di Neria Berton, deceduta per mesotelioma pleurico a 70 anni, solo per aver lavato periodicamente le tute di lavoro del marito, ex dipendente delle Officine. Le altre persone mancate sempre per patologie legate all’esposizione all’amianto sono: Odino Beltramello, Alfredo Bressan, Vanni Cavicchiolo, Giuseppe Cecchele, Gianni Chiurato, Lorenzo De Rossi, Guido Facco, Luigi Lago, Giovanni Marchiori, Camillo Parolin, Ugo Parolin, Renato Pavan, Tullio Pegoraro, Ampelio Piazzon, Luciano Sguario, Enzo Tessarolo, Orfeo Zanin e Paolo Zardo. Tutti sono morti per malattie terribili: dal carcinoma al polmone al mesotelioma, dal carcinoma neuroendocrino a quello bronchiolo alveolare.

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