«Noi lontano da Padova abbiamo casa e lavoro»

Si tratta di un vero esodo: anno dopo anno, sempre più giovani padovani decidono di tentare la fortuna all'estero. Ormai lasciare famiglia, affetti e città per fuggire lontano non è più un tabù, anzi, spesso sono gli stessi amici, i genitori, persino le stesse istituzioni a consigliare i ragazzi di Padova di scappare verso lidi più promettenti.
Ai giovani concittadini sparpagliati per il mondo certo mancherà lo spritz, o gli strepiti dei mercati attorno al Salone, ma il gioco vale la candela se la contropartita è più stabilità, più agio, insomma più benessere.
Perché, però, molti ragazzi scelgono di accollarsi questo sacrificio? Il motivo di base è sempre lo stesso, ed è un motivo molto importante, fondamentale: il lavoro. Quello che si trova affacciandosi sul mondo del lavoro in questa italia, in cui Padova non fa eccezione, è sempre più spesso precariato, scarse possibilità di carriera, nessuna meritocrazia, se non addirittura disoccupazione prolungata, e, controsenso, il settore dei giovani che più risente di questi vizi è proprio quello che più ha investito in formazione per evitare in seguito tali problemi.
I ragazzi che volano via sono quasi tutti laureati, giovani professionisti che si vedono offrire paghe ridicole in patria. Un emblema di questa crisi nella crisi è Daniele Tamino: padovano, classe 1982, mai preso meno di 9 al liceo (il Severi), uscito con lode dall'ateneo patavino in Ingegneria robotica, eppure in Italia di Daniele pare non si sappia cosa farne. «Sono arrivato a Pasadena sei anni fa per un progetto di studio al California Institute of Technology, per il perfezionamento di un furgone robot drone finanziato anche, fra gli altri, dal ministero della difesa Usa. Così sono rimasto. In Italia avevo qualche offerta, ma nessuna valida come quelle raccolte negli Usa, dove ho trovato subito un ottimo posto. Lavoro alla Evolution Robotics di Pasadena, dove sviluppo software per robot di utilità domestica». Daniele a tornare a Padova, per ora, non ci pensa. Anche perché, nel frattempo, la vita continua e si riempie di ciò che è un diritto e una gioia per tutti: «Ho conosciuto Yvonne qualche anno fa. Lei è una professionista di Singapore, e insieme abbiamo avuto una splendida bambina, Elisa. Forse, un giorno, ci sposteremo verso l'Europa o l'Asia, dipende. Ma la probabilità è molto bassa. Penso proprio che resteremo qui».
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