«Non chiudete le nostre palestre A rischio 20 mila lavoratori»

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«Le palestre padovane sono tutte state visitate e controllate. È la città che ha registrato le verifiche più serrate nel Nordest e tutti rispettano rigidamente i protocolli, sanificando i macchinari anche cento volte al giorno, mantenendo i 2 metri di distanza e controllando tutti all’entrata e all’uscita. Se chiudono, ci saranno ripercussioni pesantissime per i lavoratori, oltre che sul benessere psicofisico della popolazione». La voce è quella di Renzo Seren, responsabile nazionale del settore Fitness, che dopo le parole del premier Giuseppe Conte teme un nuovo lockdown per le palestre. Il presidente del Consiglio ha dato una settimana di tempo ai titolari che non rispettano i protocolli anti-Covid per mettersi in regola, altrimenti a pagare saranno anche tutte le altre con una nuova chiusura. Parliamo di una realtà che a Padova e provincia conta quasi 2.000 società e associazioni sportive (tra enti di promozione e federazioni sportive di tutte le attività), centinaia di palestre, 25 centri fitness solo nella città del Santo, 20 mila collaboratori e più di 40 mila utenti. A sostenere la battaglia di Seren c’è anche l’Asi, associazione sportive e sociali italiane: «Il Governo, con l’intenzione di tutelare la salute pubblica, non si sta rendendo conto di negarne il diritto stesso» rincara Andrea Albertin, vicepresidente nazionale di Asi e presidente in Veneto «perché lo sport è salute, e mettere in atto provvedimenti lesivi per l’attività fisica controllata e coordinata, con atteggiamenti approssimativi, dilettantistici e frettolosi, potrà avere ripercussioni pesantissime sul benessere psicofisico della popolazione, sulla cultura dello sport stesso e su abitudini consolidate che, a fatica, stavano riaffermandosi dopo il lungo periodo di stop dei mesi scorsi. È giusto fermare chi non rispetta le regole, ma non chi si sforza ogni giorno di lavorare in sicurezza». Dopo la riapertura di giugno le palestre hanno dovuto comunque incassare un calo degli iscritti. In molti continuano ad avere paura del contagio, preferendo farne a meno o allenandosi a casa, piuttosto che prendersi dei rischi nei centri sportivi. Rischi che però non ci sarebbero: «L’attività in palestre, piscine, centri sportivi è normata da linee guida ben precise emesse dallo stesso Governo e dal mondo dello sport» evidenziano Albertin e Seren «e richiudere tutto equivale a un controsenso e a una pericolosa deriva che mettono in dubbio le stesse precedenti azioni governative. A tutto questo si aggiunga che un intero comparto dell’economia, che sviluppa l’1,8% del Pil, era già stato messo in ginocchio dal precedente lockdown». Intanto venerdì prossimo una delegazione di rappresentanti del mondo delle palestre e dei centri sportivi, capitanata da Chiara Bertozzo, titolare di una palestra a Ponte San Nicolò, verrà ricevuta dal presidente della Regione Luca Zaia: «Sono offesa, delusa e incredula dalle parole del presidente Conte. Chiudesse e sanzionasse quelli che non rispettano le regole». –
LUCA PREZIUSI
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