Non si trovano i colpevoli dell'alluvione
Resta nell'ombra chi avrebbe dovuto evitare il disastro e invece non ha fatto nulla

LA ROTTA. Il Bacchiglione esce dagli argini e allaga Casalserugo
CASALSERUGO.
La mappatura è stata completata con l'analisi dei punti critici da parte del Nucleo operativo dei carabinieri di Padova supportati dalle stazioni locali dell'Arma. E il verbale dell'indagine conoscitiva sulla devastante alluvione che, a novembre, ha colpito il Padovano sarà trasmessa a breve in procura. Tuttavia secondo le prime e sommarie indiscrezioni sembra che i militari non abbiano rilevato profili di natura penale. Il che significherebbe - stando alle anticipazioni - che interi paesi allagati, argini sbriciolati dalla massa d'acqua dei fiumi moltiplicata dalle piogge, cittadini sfollati che hanno perso tutto o quasi, 200 aziende industriali e agricole «saltate» e un'intera economia messa a repentaglio rischiano di restare senza responsabili. Ovvio che non si devono cercare dei colpevoli a tutti i costi. Ma allora - viene da chiedersi - che fanno le tante autorità di bacino competenti a vigilare su canali e fiumi e a monitorare l'assetto idrogeologico del territorio nonché a progettare e attuare gli interventi più idonei? E che fa la Regione che sovrintende o, comunque, è il referente di queste autorità nonché è l'ente chiamato a provvedere ai piani per individuare e intervenire nelle aree a rischio? L'ultima parola spetta alla magistratura. E sarà compito della procura della Repubblica, guidata da Mario Milanese, decidere se proseguire negli accertamenti oppure dare atto che, quanto accaduto, rientrava nella mera fatalità. Quel che è certo è che i cittadini aspettano risposte concrete, anche perché il disastro di cui sono stati involontari protagonisti non abbia più a ripetersi. Tre i fiumi che hanno sconquassato, da ovest a sud, il Padovano a partire dalla notte tra l'1 e il 2 novembre scorsi, quando il Tesina rompe l'argine e si crea una falla lunga una quarantina di metri con l'allagamento di Veggiano, Trambacche, Saccolongo e Selvazzano. Quest'ultimo paese resta isolato da Padova, mentre circa 800 persone lasciano le loro abitazioni. Il 2 novembre la forza dell'acqua manda in briciole l'argine del Bacchiglione a Roncajette (comune di Ponte San Nicolò), dove una breccia di 70 metri provoca l'allagamento della discarica omonima e costringe all'evacuazione 1.500 persone (ne sono a rischio 8 mila), facendo finire in ammollo Casalserugo, Bovolenta, Maserà e la stessa frazione di Roncajette. Una breccia che consente il passaggio di 150 mila litri d'acqua al secondo. Non è da meno il Frassine, che sfalda una linea di 100 metri di argine tra Saletto e Montagnana, provocando ben 5 mila sfollati, con l'acqua che corre tra Saletto di Montagnana, Ospedaletto, Megliadino San Fidenzio e San Vitale, Carceri e Vighizzolo.
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