«Non siamo ai titoli di coda Ripartiremo con Bond e Moretti»

L’intervista
Luci spente, ma non la passione. Quella che sostiene la fiducia anche in questi mesi di buio in sala.E anche fuori. Bruno Abriani è titolare del Porto Astra e dell’Athena Cinematografica, piccola ma vivace società di distribuzione di film. Dallo scorso 23 febbraio il suo cinema, come tutte le sale venete, è chiuso. Un paio di minuti prima di spegnere le luci ha scattato l’ultima foto, diventata un documento di ciò che era, in attesa di capire ciò che sarà. Il coronavirus ha messo in pausa la sua attività, ma Abriani è ottimista. Sono la passione per il suo lavoro, l’affetto di chi fino a fine febbraio ha sognato con i film proiettati nelle sue sale e il confronto con gli operatori del suo settore a fargli dire che «non è finita. Anzi».
Quando riaprirà il cinema?
«Sicuramente riapriremo. È in corso una trattativa per definire le linee guida per la fruizione dei nostri spazi e dei nostri servizi. Magari non sarà il 15 giugno o magari sì. Bisogna tornare in sala. È fondamentale per superare quella paura che questa pandemia ci ha instillato, quel timore di stare insieme in uno spazio chiuso. Riapriremo tra poco. L’estate sarà un’attraversata nel deserto, dobbiamo tornare a essere quello che eravamo, ad abituarci a un nuovo modo di rapportarci. Ma passeranno i mesi, arriverà l’autunno e si ripartirà alla grande».
Dunque non siamo ai titoli di coda?
«Assolutamente no. Ci aspettano dei gran bei titoli. Arriveranno in sala James Bond e il nuovo film di Nanni Moretti. E, sono sicuro, che gli spettatori non mancheranno. Anche perché, come ha recentemente dichiarato Carlo Verdon, la difesa del cinema è in sala. Abbiamo visto che le piattaforme streaming, fiorite in questi mesi di obbligata lontananza, non hanno fatto registrare quei profitti che solo il cinema in quanto spazio reale può portare».
Lei come ha trascorso questi mesi di lockdown? Cosa le è mancato maggiormente?
«Ho sofferto moltissimo per la condizione di “chiusi in casa”. Per lavoro viaggio molto, anche fuori regione e ora sto aspettando la riapertura dei “confini”. Vivo di relazioni e queste mi sono mancate. Anche quelle con gli spettatori che mi hanno però fatto sentire la loro vicinanza: tifano per noi e questo ci riempie di ottimismo e speranza. Nel frattempo mi sono dedicato a quelle passioni ricantucciate in un angolo tra i mille impegni della vita ordinaria pre-coronavirus. Ho disegnato, ho scritto, sono stato con la mia famiglia. Non ho cucinato: ho lasciato ad altri il piacere di cimentarsi tra fornelli...».
Come vincere la paura della sala chiusa ora che un solo colpo di tosse fa scattare il sospetto?
«Basta non avere fretta. Sono convinto che con calma ci riprenderemo gli spazi e le emozioni che questa pandemia ci ha sottratto. Vale per i cinema, ma vale anche per ogni attività. Con le giuste precauzioni, consapevoli di quel che è stato, ricostruiremo la nostra normalità, passo dopo passo. Questa pandemia ci ha sorpreso in un momento felice. Il 2019, dopo anni di sofferenza, aveva registrato un più 13 per cento di spettatori nelle sale italiane. Gennaio era partito bene, febbraio lo stava seguendo. Poi quella domenica 23, che ha premuto questo lungo tasto stand by ». —
a.d.m.
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