Nonnismo, botte e umiliazioni «Cresce la violenza tra i banchi»

Dall’assalto alle matricole, alle “torture” su pubblica via ai neo laureati dopo la proclamazione Il tribuno Alvise Paolucci: «Questa non è goliardia, è solo ignoranza degna della peggior caserma»

PADOVA. Li vedi sul listòn con i lividi sulla schiena e le manate ancora stampate sulla pelle, li trovi a bordo degli autobus con le facce dipinte di tutti i colori immaginabili o con i capelli impiastricciati di uova e farina. Sono i “riti” non ufficiali del mondo della scuola, è il codice non scritto dei bulletti dell’ultimo anno a discapito delle matricole: protocollo acquisito e riprodotto fedelmente anche dagli amici del neolaureato di turno. Violenze e umiliazioni sono di casa da queste parti. Il problema è che qualcuno la chiama goliardia.

Nonnismo, studente frustato al collegio don Mazza
Il collegio don Mazza

«Nel famoso tunnel post laurea, quello che sancisce la “morte” dello studente e la nascita del lavoratore, qualche calcio sul culo ci sta» risponde Alvise Paolucci, tribuno della Goliardia di Padova. «Purtroppo siamo partiti da lì e ora siamo arrivati ai pugni sulla schiena, alle ginocchiate, alle cinghiate. Per non parlare di quello che accade nei licei o nei collegi universitari. Questa non è goliardia, è solo stupida violenza che a volte sfocia nel nonnismo da caserma».

Solo tre anni fa abbiamo scritto di un ragazzino al primo anno di liceo a cui gli studenti più grandi hanno completamente imbrattato la faccia di verde. È stato umiliato davanti a tutti, alla fermata dei bus. È dovuto rimanere in casa per qualche giorno perché il colore non se ne andava.

Con toni fortunatamente minori ma è ciò che accade ogni anno anche davanti al liceo Tito Livio, fiore all’occhiello dell’istruzione padovana, dove le matricole vengono puntualmente bersagliate con le uova. Siamo arrivati al punto che da qualche anno devono fare servizio di vigilanza i carabinieri. Ma basta girare sul listòn per vedere i neolaureati picchiati e vessati davanti a tutti.

«Quelli sono riti che hanno preso piede puntando sulla tradizione ma sono tutte cose nuove. Noi non c’entriamo» ripete il tribuno. «Sono atti di nonnismo, come succedeva a militare. La Goliardia è altro: è cultura, è intelligenza». Alvise Paolucci conosce situazioni anche ben più pesanti e “strutturali”. «In molti collegi universitari ci sono i famosi “riti di passaggio”. Significa che il più vecchio umilia il più giovane e si prende con la forza diritti che non ha. Purtroppo accade sempre, ogni anno. Il più delle volte queste situazioni vengono taciute ma ci sono e si tramandano di generazione in generazione. La colpa non è dei vecchi e nemmeno dei giovani che subiscono. La colpa è di chi dovrebbe vigilare su questi comportamenti che rischiano di avere grosse ripercussioni».

e.ferro@mattinopadova.it

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova