«Nonostante il certificato medico mi impongono la vaccinazione»

Guglielmo Cavallari, psicologo dell’Usl 6, non si sente rassicurato dal parere della commissione 
E.l.

il caso

Il certificato del suo medico di famiglia gli consiglia di attendere per la vaccinazione contro il Covid per la presenza di una alterazione dei linfociti nel sangue. La commissione dell’Usl 6 Euganea che valuta i certificati per procedere o meno alla sospensione dell’operatore sanitario, sostiene che non c’è motivo valido per non vaccinarsi. Guglielmo Cavallari, psicologo del Serd, si sente stretto fra due fuochi. Al primo posto mette la sua salute e la sua tranquillità, che sembrano andare in rotta di collisione con i parare discordanti che ha fra le mani. E intanto due giorni fa scadeva “l’ultimatum” per mettersi in regola con la vaccinazione onde evitare di venire sospeso.

Dottor Cavallari, sgomberiamo subito il campo dai dubbi: lei è un no vax?

«Non sono un no vax e mi dispiace che chiunque non abbia aderito al vaccino venga classificato così. Bisognerebbe conoscere la situazione di ciascuno prima di generalizzare».

Qual è la sua situazione?

«In occasione di uno screening di routine, visto che non sono più giovanissimo, mi è stata diagnosticata una alterazione dei linfociti nel sangue. Non si sa da cosa sia dovuta e, a distanza di mesi, sto ancora facendo approfondimenti. Alla luce di questo il mio medico di famiglia mi ha consigliato di attendere per il vaccino anti Covid».

La commissione dell’Usl Euganea ritiene invece che lei possa fare il vaccino.

«La commissione non ritiene che il certificato medico che ho prodotto costituisca un motivo valido per l’esonero e mi impone di vaccinarmi per non andare incontro alla sospensione».

Qual è il motivo della sua titubanza a fronte del parere della commissione?

«La commissione ha trattato me come tutti gli altri nella mia situazione, come un numero. Non c’è stato alcun contatto, confronto, spiegazione. A differenza invece del mio medico che mi ha rilasciato quel certificato conoscendo il mio stato di salute. Con il medico di famiglia tutti noi abbiamo un rapporto di fiducia e se ci consiglia qualcosa siamo portati a credere sia la cosa migliore per noi».

Anche la commissione però è formata da medici. Di loro non si fida?

«Loro hanno valutato un pezzo di carta, non mi hanno coinvolto, non ci siamo parlati. Non credo sia questo il modo più adeguato per assumere decisioni che condizionano la vita di un’altra persona. Io non sono contrario al vaccino, in famiglia sono tutti vaccinati, ho già prenotato anche la terza dose per mio suocero. Ma io, per la mia situazione, non mi sento sereno».

Cosa chiederebbe quindi alla commissione per sentirsi tranquillizzato?

«Io credo che dovrebbe esserci un coinvolgimento, un’umanizzazione dell’approccio. Invece non c’è neanche un’argomentazione nel parere della commissione, un motivo esplicitato per cui la prudenza del mio medico non viene ritenuta giustificata. “L’ultimatum” scadeva mercoledì, a fine anno andrò in pensione e fino ad allora non so cosa mi succederà». —



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