Nucleare, psicosi-sushi: "Ma non c'è alcun rischio"

L’Usl 16 rassicura i padovani sugli alimenti provenienti dal Giappone: «Controlli con criteri più rigorosi»
PADOVA. Il Ministero della Salute ha bloccato all'aeroporto della Malpensa una partita di ricciole provenienti dai mari del Giappone e giudicate, in seguito alle analisi, totalmente sane e sicure. Ecco che nei ristoratori e sulle tavole dei padovani è scattata la psicosi del pesce crudo. Un allarme, d'altronde, che si era diffuso già un mese fa.


All'epoca una nota ministeriale aveva imposto ai ristoratori - pronti a servire pesce crudo - di tenere il pescato a meno venti gradi per 24 ore consecutive, potenziando le procedure previste. A carico degli eventuali trasgressori sono possibili pesanti multe e la denuncia per frode in commercio. L'allarme non è scattato in tutti i ristoranti, ma per lo più in quelli dove si mangia quasi esclusivamente pesce come nelle trattorie della Riviera del Brenta e nei locali cinesi e giapponesi dove si servono sushi e sashimi.


Ma, dopo lo scoppio della centrale di Fukushima, il rischio di cibo contaminato è reale in Italia? «I padovani, come il resto degli italiani, stiano tranquilli - sottolinea Giovanni Tambuscio, responsabile del settore igiene e alimentazione dell'Usl 16 - Il pesce che arriva ai posti di frontiera è analizzato con i criteri più rigorosi. I controlli quotidiani di campionamento continuano normalmente e, fino a oggi, è sempre risultato tutto ok». Le nuove norme sono molto restrittive: ogni ristoratore ha l'obbligo non solo di certificare da quale venditore ha acquistato il pesce crudo, ma anche di sottoporlo ad un particolare trattamento di bonifica. E il nuovo obbligo di trattamento dovrà essere scritto sui menù.


C'è preoccupazione pure tra i ristoratori. «Le nuove regole dettate dal Ministero della Salute e l'allarme dal Giappone rendono il nostro lavoro più difficile - dice Franco Filimbeni, patron del ristorante Zairo - Invitiamo i clienti a venire nei nostri locali con la massima tranquillità: siamo i primi a pretendere dai fornitori pesce sicuro e certificato. Io, da buon pugliese, mangio tanto tonno rosa crudo. Anche ora».

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