Nuovo ospedale di Padova con il teleriscaldamento: l’acqua calda arriverà dall’inceneritore

PADOVA. La “sorgente termica” del futuro ospedale di Padova Est sarà il termovalorizzatore di San Lazzaro, attraverso un impianto di teleriscaldamento che renderà il nuovo polo sanitario un edificio “nearly zero energy building”, cioè a impatto quasi zero secondo le più moderne tecniche dell’architettura sostenibile. È quanto si ricava dal progetto di pre-fattibilità approvato poche settimane fa dall’Azienda ospedaliera e licenziato dal Crite regionale, la commissione che si occupa appunto dei lavori pubblici.
Un impianto che attraverso una conduttura porterà dall’inceneritore all’ospedale acqua calda a 90 gradi e che potrà essere esteso anche a tutto il rione di San Lazzaro. D’altronde era una delle condizioni che il consiglio comunale aveva espressamente imposto ad HestAmbiente nella mozione che la maggioranza ha approvato sul progetto per la realizzazione della quarta linea del termovalorizzatore con la dismissione delle linee 1 e 2.
Alimentazione termica
Dunque il nuovo complesso ospedaliero sarà alimentato da una rete di teleriscaldamento che avrà come principale sorgente termica il termovalorizzatore di viale della Navigazione interna. «L’energia termica trasportata dalla rete Tlr (circuito primario) sarà trasferita al circuito interno del nuovo polo ospedaliero (circuito secondario)tramite una sottocentrale di scambio posta all’interno della centrale tecnologica del nuovo ospedale – si legge nello studio di pre-fattibilità – Il fluido vettore primario proveniente dal termovalorizzatore si prevede che sia costituito da acqua calda».
L’acqua arriverà alla sottocentrale con una temperatura in ingresso di 90 gradi e in uscita di 70. La rete che trasporterà l’acqua calda dall’inceneritore all’ospedale si svilupperà su un percorso che avrà una lunghezza complessiva di 2 chilometri e mezzo.
All’interno della centrale tecnologica dell’ospedale però verrà realizzato anche un “sistema di soccorso” alimentato a gas naturale, in grado di garantire il servizio in caso di un blocco del termovalizzatore, attraverso una serie di caldaie in parallelo.
Impatto quasi zero
Una delle caratteristiche fondamentali di questo progetto è la possibilità di ridurre fortemente l’impatto ambientale del nuovo polo ospedaliero. L’idea appunto è di realizzare un complesso “nZeb”, a bassissimo consumo energetico. Per questo nel progetto di pre-fattibilità si prevedono anche fonti geotermiche (attraverso la realizzazione di pozzi geotermici durante le operazioni di scavo delle fondamenta) e pannelli fotovoltaici ad alte prestazioni sui tetti degli edifici. In pratica i consumi dell’intera struttura saranno prossimi allo zero, riducendo non solo i costi ma anche l’emissione di inquinanti nell’aria, in una zona particolarmente trafficata come Padova Est.
La quarta linea
Si concretizza dunque l’impianto di teleriscaldamento, cioè una delle “compensazioni” richieste, in particolar modo dal Comune (e soprattutto dai consiglieri comunali di Coalizione civica), per autorizzare il progetto della quarta linea dell’impianto di San Lazzaro lo scorso 25 gennaio.
Oggi l’inceneritore, con le sue tre linee, è autorizzato a bruciare 245 mila tonnellate di rifiuti l’anno. Le linee 1 e 2 possono smaltire 150 tonnellate al giorno ciascuna, ma sono vecchie e non sono infrequenti gli inceppamenti (l’ultimo proprio pochi giorni fa). Da qui la proposta, attivata anche da una specifica richiesta della Regione, di un “revamping” con la sostituzione delle due vecchie linee con una quarta che potrebbe anche garantire emissioni ridotte di inquinanti.
Un progetto che non convince tutti, ovviamente. E che è fortemente contestato dalle associazioni ambientaliste. Anche per questo il sindaco Sergio Giordani ha deciso di affidare all’università uno studio epidemiologico indipendente sull’impatto ambientale della quarta linea e le eventuali ricadute sulla salute dei padovani. —
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