Nuovo Policlinico, se ne parlava 36 anni fa

Se trentasei anni vi sembran pochi… Primavera 1980. Marco Zaccaria, medico universitario ed esponente del Partito Liberale, si candida al consiglio comunale di Padova e viene eletto, diventando capogruppo. Tra i temi centrali della sua campagna elettorale, una nuova sede per l’ospedale. Oggi Zaccaria, abbandonata ormai da lunghissimo tempo la politica attiva, è direttore dell'unità operativa complessa di Medicina dello Sport. Ma ricorda molto bene quella stagione: «Era da poco entrata in vigore la riforma sanitaria, si discuteva di come riorganizzare anche la parte ospedaliera, gli straordinari progressi scientifici e tecnologici in campo medico e le loro ricadute pratiche imponevano un salto di qualità; anche perché la realtà ospedaliera padovana dell'epoca risultava palesemente inadeguata». Il dibattito in città era acceso già allora, mettendo a confronto opinioni diverse: «Mi pareva chiara la non percorribilità delle soluzioni che insistevano a intervenire sull'esistente; trovavo impensabile continuare a inserire nella vecchia struttura preesistente altri elementi».
Così maturò in Zaccaria l’idea che sarebbe stato preferibile puntare su una scelta ex novo: come del resto aveva apertamente indicato fin dagli anni Cinquanta l'urbanistica Luigi Piccinato, incaricato di redigere il Prg cittadino, e che aveva suggerito di costruire una sede ex novo fuori delle vecchie mura. Ricorda Zaccaria: «La mia idea era quella di separare la componente ospedaliera da quella universitaria, lasciando una delle due nella sede preesistente, e trasferendo l'altra in un'area esterna. Una proposta, devo dire, che in campagna elettorale aveva raccolto diversi e significativi consensi». Entrato in consiglio e divenuto capogruppo del Pli, Zaccaria trovò un'importante sponda nell'allora presidente dell’Ulss di Padova Raimondo Donà. Insieme ebbero un incontro a Roma con l'allora ministro della Sanità Francesco De Lorenzo, trovando un'ampia apertura, anche perché allora esistevano fondi rilevanti per l'edilizia ospedaliera. Ma l’opposizione interna delle sinistre, dal Psi a Dp passando per il Pci (e pure una componente Dc), e anche qualche resistenza privata in campo sanitario, fecero saltare il progetto.
Qual’era l'area suggerita? Risponde Zaccaria: «Quella di Brusegana, di cui del resto ancor oggi si parla. Una superficie ampia, di proprietà pubblica, con terreni adiacenti sempre pubblici per possibili espansioni, una viabilità adeguata tra cui la tangenziale appena realizzata, accessi decisamente comodi». È l’area dell’ex ospedale psichiatrico, sulla quale Zaccaria rimane tuttora convinto, anche in relazione alla dismissione della superficie aeroportuale: «A mio avviso è una zona che presenta molti vantaggi, superiori a quelli di Padova Est, che rischia di diventare un imbuto e che presenta altre controindicazioni specie in rapporto ai flussi di traffico». L’importante comunque è non perdere altro tempo: «Altrimenti, il nuovo ospedale, quando ci sarà, potrebbe rivelarsi inadeguato già subito dopo la nascita». Intanto di anni ne sono passati 36… (f.j)
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