Oggi l’addio a Zecchin, l’imprenditore

Nato a Onara di Tombolo 82 anni fa, emigrò, imparò il mestiere ed ebbe successo inventando e innovando. Lo ricorda Doris
Di Daniele Quarello

CASTELFRANCO. «Siamo tutti debitori a Gino Zecchin. Per noi tutti era un fratello di sangue». Sono le parole commosse di Ennio Doris, presidente di Banca Mediolanum, il migliore amico di Vittorio Luigi Zecchin, imprenditore scomparso l'altro giorno all'età di 82 anni. «Chi lo aveva conosciuto non poteva non essere suo amico» racconta Ennio Doris «alla festa per i suoi 80 anni erano arrivati amici da tutti e cinque i continenti. Un fatto che la dice lunga sui suoi rapporti con gli amici. Era un uomo straordinario, un lottatore incredibile. Chi conosceva la sua vita e la sua storia non poteva non commuoversi. Emigrato da giovane con moglie e due figli piccoli in Canada, lavorava a 30 gradi sotto zero come saldatore senza mai stancarsi, sempre con il suo obiettivo ben chiaro in testa. Pur che non se ne andasse, il suo titolare canadese gli offrì di diventare da semplice operaio a suo socio al 50%. Dal lunedì al venerdì era a saldare in officina, mentre il sabato e la domenica con una saldatrice che si era comprato con i suoi risparmi costruiva le ringhiere e i cancelli per le case degli italiani emigrati in Canada. Per gli amici era un vero catalizzatore, tutti si riunivano attorno a lui nelle occasioni in cui si stava assieme. Aveva qualche anno più di me» aggiunge Doris «L'avevo conosciuto quando si era impegnato nel mondo calcistico. Prima da presidente della società sportiva di Tombolo, poi del Giorgione Calcio e via via di altre squadre. Aveva una passione travolgente. L'avevo portato all'interno della mia azienda per far vedere cosa significa essere un uomo di successo. Per fargli raccontare come si affrontano i problemi della vita. Era un esempio. Siamo tutti debitori nei suoi confronti. Abbiamo perso un fratello di sangue». Oggi alle 15 in Duomo a Castelfranco Doris sarà presente al funerale di Zecchin, e leggerà un messaggio di cordoglio.

Fondatore e titolare della Zetaesse di Vedelago, Zecchin era nato a Onara di Tombolo il 18 luglio del 1930 e fin da giovane si era distinto per la sua grande intraprendenza. Aveva iniziato a lavorare come camionista, ma non contento di una vita segnata da una routine fin troppo ripetitiva aveva deciso di lasciare l'Italia per tentare fortuna altrove. Era emigrato nel 1957 in Svizzera, per poi rientrare dopo poco. Poi si era trasferito in Canada, vicino la città di Edmonton, dove era stato assunto in un'officina specializzata nella realizzazione di oleodotti. In poco tempo era diventato responsabile del reparto saldatura. Dopo otto anni di lavoro in Canada il rientro in Italia con uno straordinario bagaglio di conoscenze e capacità, grazie alle quali aveva aperto una piccola azienda che produceva manufatti in plastica. Nel 1973 la chiusura dell’ impresa e l’apertura della Zetaesse, l’azienda della svolta. La grande intuizione di Vittorio Luigi Zecchin è la realizzazione di un tubo in materiale resistente che rivoluziona il mercato. Si tratta di un tubo in rame preisolato, da lui brevettato, che di fatto apre l'epoca del risparmio energetico. Grazie alla sua capacità innovativa, Zecchin riesce a far crescere la sua attività arrivando ai vertici mondiali del mercato. La sua azienda negli anni successivi si rivela essere un vero laboratorio di innovazione, da cui escono sempre prodotti all'avanguardia.

Per il suo impegno da imprenditore e le sua capacità nel rinnovare di continuo la sua attività, il 2 giugno del 1988 il Presidente della Repubblica Francesco Cossiga gli conferisce il titolo di Cavaliere del Lavoro, riconoscimento di cui andava fiero.

Un gran lavoratore, ma anche un grandissimo sportivo.Era stato presidente del Giorgione Calcio durante gli anni 90. Gli anni gloriosi, quando la squadra era arrivata in C2. Era stato anche vice presidente del Vicenza Calcio. Lo sport era una passione, come lo era la caccia. Aveva fatto tantissimi viaggi in tutto il mondo, in particolare in Africa per i safari.

Negli ultimi anni era tornato alle sue antiche abitudini: allevava ancora i suoi polli, coltivava l'orto e aveva tantissime piante da frutto. Collezionava auto e trattori d'epoca.

Un carattere buono e gentile, un cuore d'oro quello di Vittorio, per gli amici Gino. Abitava a Villarazzo. Nel 2011 era stato premiato nell'ambito della rassegna Radicchio d'Oro. A consegnarli il riconoscimento era stato proprio Ennio Doris, presidente di Banca Mediolanum, compaesano e migliore amico, che proprio per questo pronuncerà un discorso alla cerimonia funebre. La sua prima moglie si chiamava Sila. Vittorio lascia la sua attuale compagna Oriana e i figli Iole, Johnny e Angelica. Dopo il funerale la salma sarà tumulata nella tomba di famiglia al cimitero di Onara di Tombolo.

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