Oltre 10mila persone in 10 giorni per il vero volto di S.Antonio

PADOVA. Dopo la grande emozione per gli studiosi nell’aver svelato la ricostruzione del volto di sant’Antonio in anteprima italiana, oltre 10mila persone in poco più di dieci giorni si sono recate a conoscerlo di persona alla Mostra della Devozione Popolare, al Museo Antoniano di Padova, dove è esposto dal 12 giugno. Solo nella prima domenica di esposizione del busto, il 15 giugno, solo state oltre 2.700 le persone che sono andate a guardare «Gli occhi che hanno visto il cielo», nella piccola e suggestiva sala allestita per l’occasione. Moltissimi visitatori hanno poi lasciato il proprio commento nel libro delle presenze allestito all’ingresso del Museo Antoniano: la maggioranza si è sentita immediatamente conquistata dalla restituzione delle fattezze mortali di questo Santo che si presenta proprio nella sua umanità. Per molti è stato invece uno choc, perché il volto si mostra molto distante dalla iconografia tradizionale con il quale frate Antonio è raffigurato: ieratico e idealizzato. Tra tutte una frase affidata alle pagine di questo libro, riassume l’intensità dei questa comunione di sguardi, tra gli uomini di oggi e l’uomo che Antonio fu, otto secoli fa: «Abbiamo cercato un mito; abbiamo trovato un uomo». Gli studiosi del Museo di Antropologia dell’Università di
Padova in collaborazione con Arc-team Archaeology (TN), Centro Studi Antoniani (PD), Centro de Tecnologia da Informação «Renato Archer» e Laboratorio de Antropologia e Odontologia Forense (Brasile), sono riusciti a risalire al vero volto del Santo sulla base dell’analisi morfometrica del calco del cranio conservato nella Basilica, realizzato durante la ricognizione del 1981.
A questa analisi sono state aggiunte le conoscenze dello stato di salute del Santo nel periodo immediatamente precedente la morte: alcune fonti riportano che Antonio soffrisse di idropisia, una patologia che causa un eccesso di liquido nel tessuto sottocutaneo. Per raggiungere il più alto grado di attendibilità possibile, sono state inoltre considerate le caratteristiche tipiche dei portoghesi dell’epoca, influenzate dalle popolazioni turche e arabe. Il risultato è un volto che somiglia di più a quello delle persone lo incontravano al suo tempo che a quello delle persone che si inginocchiano davanti a lui e all’iconografia tradizionale, un volto che ha emozionato quanti ci stavano lavorando, primo tra tutti Cicero Moraes, designer 3D brasiliano molto noto per le sue ricostruzioni facciali in ambito archeologico e collaboratore del Laboratorio de Antropologia e Odontologia Forense di San Paolo in Brasile. Per lui infatti, che ha lavorato «alla cieca» scoprire l’identità dell’uomo oggetto della sua ricostruzione, è stato un vero choc: «Ad ogni passo mi domandavo chi fosse quell’uomo - racconta ancora emozionato Moraes - quanto l’ho saputo, dapprima ho pensato ad uno scherzo, poi sono rimasto letteralmente senza parole. Ho sentito una grande responsabilità: milioni di persone avrebbero visto in faccia il loro Santo». La mostra proseguirà fino al 29 giugno. A quanti si recano in visita, viene consegnata una vita di Antonio, ed una cedola per ricevere la «voce» di Antonio, il «Messaggero di sant’Antonio» in abbonamento gratuito per un anno.
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