«Ora ci serve un progetto»

I negozianti chiedono aiuto per fare il salto di qualità. «Da soli non ci riusciamo»
Di Felice Paduano
CADONI - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - INTERVISTE NEGOZIANTI SOTTO IL SALONE. serena vegro
CADONI - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - INTERVISTE NEGOZIANTI SOTTO IL SALONE. serena vegro

Le botteghe del Salone sono 52. Non solo macellerie, ma anche panifici, cioccolaterie, enoteche, gastronomie, negozi di giocattoli e per il food dei cani e dei gatti, frutterie di qualità, pastifici di bigoli e di tortellini. Qui ci sono attività artigianali e commerciali conosciute anche a livello nazionale, insieme al nome dei loro titolari. C’è Cristina Biollo, l’artista del vegetariano che ha partecipato anche alla Prova del Cuoco, in Rai Uno; c’è Matteo Scutari, il chioggiotto della nuova pescheria omonima; c’è Romeo Zulian, dell’omonima polleria, aperta nel 1927 da Genoveffa Callegaro; c’è Silvia Capucci, titolare del negozio Chez Hugo, paradiso di leccornie francesi; c’è Andrea Checchinato, gestore della Tartare 18; c’è Nicola Viola, titolare della macelleria equina; c’è Sabrina Vegro, dipendente del panificio Zogno; ci sono Nicola e Francesco Collesei, padre e figlio, residenti a Legnaro; c’è Egidio Voltolina della Pescheria Adriatica; c’è Francesco Canton, macellaio della Boutique della Polpetta; c’è Roberto Carpanese, il “principe dei formaggi” e decano del Salone, con i suoi 52 anni di attività; ci sono anche i gestori dei negozi Giacomin, della Bottega Veneta (Alberto Cisotto), e delle salumerie di Francesco Marcolin e delle attività guidate da Duilio Verdini, Vladimiro Ianne, Artusi e da Devis, oste del bar enoteca Da Romeo e del gestore del bar Tira Bouchon, ex enoteca gestita dal mai dimenticato Walter Schiavon, ex presidente del Consorzio Il Salone. «È arrivata l’ora del cambiamento», sottolinea Silvia Capucci, ex dipendente del Gruppo Boscolo e oggi gestore della bottega Chez Hugo, specializzata in prodotti Made in France ed in particolare dei vini Egiategia, che vengono affinati sotto le spiagge ai confini con la Spagna. «Il Salone è il centro commerciale naturale più grande e più bello del Veneto. Non deve essere più considerato solo come il luogo per antonomasia delle macellerie della città. Per rispondere in modo adeguato alla concorrenza spietata degli ipermercati bisogna mettere in atto una rivoluzione a 360 gradi. Ad esempio bisogna tenere il Salone sempre aperto. Anche nei giorni festivi. E bisogna anche climatizzarlo sia in inverno che in estate. Ed è necessario mettere a disposizione dei clienti anche dei bagni interni». Altrettanto diretti i commenti di Alberto Cisotto e di Nicola Collesei: «Bisogna puntare ancora di più sulla qualità e sui prodotti di nicchia, che non si trovano nei supermercati e nei centri commerciali», sostiene il titolare della Bottega Veneta. «La professionalità, poi, deve essere una marcia in più. Dovremmo avere anche prodotti di altre regioni, penso a Piemonte, Sardegna, Toscana, Puglia, Campania, Calabria e Sicilia». Sintetico il commento di Nicola, il formaggiaro figlio del macellaio Francesco, da 50 anni sotto il Salone. «Già oggi il Salone è il punto di riferimento per i consumatori che amano le prelibatezze. Mai come adesso occorre fare un salto di qualità, necessario per consolidare la situazione e per rilanciare le nostre 52 botteghe a tutti i livelli, Serve un progetto, in cui dovrebbero intervenire il Comune, la Provincia e la Camera di Commercio. Anche perché siamo stanchi di fare tutto da soli». Anche Serena Vegro, dipendente del panificio Zogno, laureata in psicologia e con un master in tasca, invoca un cambiamento radicale: «Il Salone ha bisogno dei giovani. Massimo rispetto per gli alimentaristi che lavorano qui da oltre 50 anni, ma largo ai giovani come me, che hanno tanta buona volontà per migliorare la qualità del servizio ed il marketing nei confronti dei consumatori».

Argomenti:commercio

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova