Orchidee divorate dai cinghiali, cresce l’allarme ad Arquà Petrarca

Distrutti sei esemplari, ne resta uno. I botanici: «Ogni anno la situazione peggiora, senza protezione queste specie rarissime si estingueranno»

Giada Zandonà
Un esemplare di “Limodorum abortivum”
Un esemplare di “Limodorum abortivum”

Stanno divorando i Colli Euganei, scriveva Paolo Monelli cinquant'anni fa sul Corriere, riferendosi alle cave. «I cinghiali stanno divorando le orchidee dei Colli Euganei», scrive oggi il gruppo di ricerca storica e botanica “Su pa i monti”, parafrasando la più alta citazione, davanti alla distruzione di una stazione di crescita di una rarissima orchidea spontanea . I cinghiali hanno fama e si nutrono di ciò che trovano, compresi i rizomi di questi fiori delicatissimi. Che fossero un problema per agricoltori, viticoltori e automobilisti è cosa nota. Ma il danno che da anni arrecano alla flora, ai funghi e alla biodiversità degli Euganei è una ferita silenziosa , di cui si parla troppo poco.

A fine aprile, Stefano Rasi Caldogno, coautore con Paolo Paolucci del volume dedicato alle orchidee degli Euganei, ha segnalato a “Su pa i monti” una buca al posto della consueta fioritura del raro Limodorum abortivum . «Ho verificato subito. Era evidente la tipica aratura lasciata dagli ungulati», racconta il portavoce del gruppo, «il bilancio: sei piante divorate, una sola superstite ». L'orchidea cresceva in un'unica stazione botanica, segnalata in un colle di Arquà Petrarca. Ora ne esistono solo tre esemplari: «Serve un intervento serio e concreto. Non bisogna pensare a tutelare solo la viticoltura, c'è da salvare un patrimonio botanico che sta scomparendo sotto i nostri occhi e che rende i Colli Euganei la meraviglia che sono e che rischia di non esserci più», concludono “Su pa i monti”.

I segni dell'aratura dei cinghiali
I segni dell'aratura dei cinghiali

 

Da quando i cinghiali sono stati introdotti nei Colli, il Gruppo micologico e naturalistico di Monselice e Giros, specializzato nello studio delle orchidee spontanee, sollecita interventi agli enti preposti: «Se si continua così, accadrà ciò che è già successo in Toscana: le orchidee si estingueranno», avverte il botanico Rizzieri Masin, «questi animali si cibano delle radici all'inizio della stagione, impedendo la riproduzione. Ogni anno assistiamo a un calo drastico . E con il cambiamento climatico che avanza, il problema peggiorerà: arriveranno sempre meno cibo e finiranno col distruggere quel poco che resta». Chi aveva passeggiato nei giorni scorsi nei vegri dei Colli avrebbe visto decine di piante estirpate, prive della radice: «Una conta dei “morti” che ci spezza il cuore», commenta il botanico Gastone Cusin, «ogni anno accompagnavo fotografi da tutta Italia per osservare queste meraviglie. Oggi non so più dove portarli: le stazioni stanno risparmiando una dopo l'altra». E i cinghiali non sono gli unici responsabili, a fare danni è anche l'uomo: «Alcuni anni fa un privato ha tagliato l'erba davanti casa perché era stufo dei fotografi. Lì vivendo l'orchidea farfalla, Anacamptis papilionacea . Oggi ne resta un solo esemplare», conclude Cusin.

A peggiorare il quadro, l'estirpazione da parte di ignoti della Barlia , l'orchidea del Tirreno, che viveva a Sassonero. «Serve una politica che abbia occhi e cuore per questo territorio, capace di riconoscere che, accanto alle colture, devono essere protetti anche i segni minuti della biodiversità , che è parte essenziale del paesaggio», concludono i botanici, «stanno andando distrutti i valori naturalistici per i quali il Parco esiste». —

 

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