Ordine avvocati al voto «Serve un cambiamento»

I Giuristi Democratici scendono in campo guidati dal presidente Leonardo Arnau con altri quattro candidati. E propongono più servizi e un aiuto ai colleghi in crisi

Più (anzi vera) democrazia e un rinnovato Ordine che sia di servizio per il cittadino e per i professionisti, con un occhio attento alla crisi e a chi – centinaia di legali – arriva a fine mese con il fiatone. È la proposta che ha fatto scendere in campo la lista “Diritti all’Ordine”, espressione dei Giuristi Democratici presieduti da Leonardo Arnau, candidato al consiglio dell'Ordine degli avvocati di Padova per il quadriennio 2015-2018 con i colleghi Maria Monica Bassan, Stefano Bonomo, Maria Pia Rizzo e Massimiliano Stiz. Le lezioni sono imminenti (lunedì e martedì prossimi sono chiamati al voto circa tremila avvocati iscritti nel foro di Padova) e dei “vecchi” consiglieri, compreso il presidente uscente Lorenzo Locatelli, non si presenta quasi nessuno. Eppure «c’è stata una campagna elettorale limitata a pochissimi giorni e a qualche cartellone in cui le due liste di maggioranza invitano a votarle». Secondo i Giuristi Democratici «recependo la riforma degli Ordini, si è introdotto senza correzioni il voto di lista e il voto di preferenza che potranno essere esercitati solo in alternativa, pena l’annullamento del voto stesso. Ciò offusca ogni principio di democrazia perché risulta eletto chi è nella lista vincente, anche se ha ottenuto meno preferenze». In più «le due liste di maggioranza hanno messo in campo in tutto 21 candidati, pari al numero dei consiglieri da eleggere». Ma non è una questione di poltrone, spiegano, bensì di contenuti. «Siamo espressione di un’associazione di avvocati e giuristi che ha sempre dialogato con la città e le sue istituzioni. E vorremmo portare nell’Ordine questa esperienza affinché non resti chiuso in se stesso» dicono. Il che significa, per esempio «aprire uno sportello per i cittadini, dare aiuto ai giovani che aprono studi legali tra mille difficoltà economiche in tempo di crisi, avere un Ordine che non imponga solo doveri ma che sia più “comunità”. Ci sono legali che hanno redditi molto bassi, ecco perché la tassa di iscrizione dovrebbe essere graduata in proporzione al reddito». Insomma serve (dicono) un Ordine «che accompagni l’avvocato in questo percorso accidentato. Non dimentichiamo che noi legali non abbiamo garantita la maternità, le malattie, le ferie... Perchè non pensare alla possibilità che un avvocato donna, in procinto di partorire, in udienza possa essere sostituita da un collega pagato con crediti formativi? Abbiamo una banca dati giuridica nella sede dell’Ordine con due sole postazione, neppure collegata alla rete...». Il conto alla rovescia è iniziato. «Intanto» concludono, «invitiamo i colleghi ad andare a votare. La cosa più sbagliata? Pensare che non serve a nulla». (cri.gen.)

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