Ospedale di Este destinato a riabilitazione

Nei piani del Comune un centro privato specializzato nella parte che non sarà demolita. Ma i tempi si prevedono lunghi
Di Nicola Cesaro
Schiavonia, 19 Set 2014 Stato avanzamento lavori ospedale di schiavonia. nella foto: gli ambienti del pronto soccorso Ph. Zangirolami
Schiavonia, 19 Set 2014 Stato avanzamento lavori ospedale di schiavonia. nella foto: gli ambienti del pronto soccorso Ph. Zangirolami

ESTE. Tante idee ma ancora pochi accordi e dati di fatto. A qualche settimana dall’avvio dell’ospedale unico di Schiavonia rimane un forte punto interrogativo sul futuro dell’attuale ospedale di Este. Il Comune, in realtà, sta lavorando in un’unica direzione: insediare nella struttura un centro di riabilitazione di interesse nazionale.

I piani del Comune. «Partiamo da un punto imprescindibile» chiarisce il sindaco Giancarlo Piva «e cioè che questo complesso deve mantenere una vocazione medico-sanitaria. Sin dalla nostra conferma abbiamo sondato, in particolare, la possibilità di portare in via San Fermo una struttura dedicata alla fisioterapia e alla riabilitazione». In questi mesi non sono mancati i contatti con alcuni privati ed in particolare con una fondazione che già è specializzata in questo settore: «È chiaro che non possiamo pensare che l’iniziativa sia pubblica, visto che Usl 17 e Regione hanno già previsto di confermare esclusivamente i poli riabilitativi di Montagnana e Conselve» continua Piva «Non possiamo nemmeno pensare di creare un doppione: per questo vorremmo che il centro si specializzasse nella cura di particolari patologie: penso ad esempio ad un polo dedicato alla Sla, che in Veneto effettivamente manca». Per quanto sia di natura privata, l’iniziativa non può prescindere da un accreditamente pubblico: «È impensabile che una fondazione venga ad investire qui senza l’appoggio della Regione. Stiamo dialogando anche con l’ente regionale per trovare un accordo». Il centro di riabilitazione si installerebbe nel nuovo monoblocco, ossia la parte alla destra dell’attuale piastra centrale.

Servizi pubblici. Il cuore centrale dell’edificio, quella che oggi ospita il Cup, dovrebbe accogliere le attività dell’Usl 17 che resteranno ad Este (dalla sede del distretto al servizio di prevenzione) e una Utap, la realtà che aggrega i medici di medicina generale. Non è escluso che venga attivato anche un punto per analisi e prelievi.

Demolizione. Il terzo blocco, quello più attiguo all’attuale Accademia dell’Artigianato, verrà probabilmente demolito. «Al suo posto saranno realizzati un parco urbano e un’area di parcheggio, oltre ad un collegamento diretto tra via San Fermo e via delle Consolazioni». Per quest’operazione, tuttavia, occorrerà attendere il via libera della Soprintendenza, che in questi mesi ha svolto dei sondaggi archeologici. È noto infatti come questo fosse un centro dell’Este romana: nel 1980 alcuni ritrovamenti fermarono non a caso un importante ampliamento dell’ospedale.

Le tempistiche. Tra vincoli archeologici, lungaggini burocratiche e difficoltà nell’accordarsi con il privato, c’è il rischio che gran parte del complesso resti semivuoto per anni. La custodia resta un impegno dell’Usl 17. Chi non ha invece tempo da perdere sono i commercianti che dalla chiusura dell’ospedale subiranno un’importante smacco economico.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova