Padova, «5G strumento delle multinazionali»: in maggioranza è scontro sulle tecnologie

Il capogruppo di Coalizione civica Rampazzo fa rimuovere un articolo critico contro le nuove reti: «È pieno di falsità»
Antenne per il 5G, Nicola Rampazzo (Coalizione civica) e Patrizia Longo
Antenne per il 5G, Nicola Rampazzo (Coalizione civica) e Patrizia Longo

PADOVA. «Apocalittici e integrati». Così Umberto Eco raccontava le reazioni degli intellettuali rispetto alla massificazione della cultura. Con l’invasione della tecnologia gli argomenti per dividersi (e impaurirsi) sono andati via via aumentando: il millennium bug, le radiofrequenze, il wi-fi, i robot e l’intelligenza artificiale, e buon ultimo il 5G. Un “populismo anti-tecnologico” che ha invaso anche la politica, con decine di Comuni (anche nel Padovano) che hanno deciso di stoppare l’installazione delle antenne per le reti di nuova generazione in nome del «principio di precauzione». Un caso che adesso scoppia anche a Padova coinvolge l’amministrazione Giordani e in particolare la componente “arancione” di Coalizione civica. A sollevare la polemica, con tanto di scuse, è stato addirittura il capogruppo in consiglio comunale Nicola Rampazzo che ha chiesto e ottenuto la rimozione di un articolo con posizioni critiche contro il 5G.

L’articolo rimosso dal sito

Nel fine settimana, infatti, è apparso sul sito di Coalizione civica Padova un lungo pezzo intitolato “La rete 5G in assenza di certezze scientifiche”, firmato dal gruppo salute (una delle articolazioni tematiche del movimento), guidato da Patrizia Longo.

Il testo ha dei passaggi contestati. Uno in particolare: «La rete 5G risponde ad un progetto di “città intelligente” (smart city). Non ci addentriamo in questo tema che è complesso. L’unica considerazione che ci sentiamo di fare è che essendo la smart city, un’idea strettamente legata alle grandi multinazionali del digitale, risulta difficile non pensare a un suo collegamento con il progetto di incentivare bisogni indotti che poco hanno a che fare con la salute e la qualità di vita».

Per Padova, che dell’essere una città smart ha fatto uno degli obiettivi principali dell’amministrazione è quasi uno smacco. Per di più l’accenno ai «bisogni indotti» riporta ai più diffusi assiomi del complottismo populista.

Lo stop del capogruppo

«È un articolo pieno di falsità e inesattezze, nonché privo di qualsivoglia tipo di fonte», tuona Rampazzo che ha immediatamente chiesto al Comitato politico del movimento arancione di rimuovere il testo dal web. Cosa fatta dopo poche ore.

«Sul tema del digitale e dell’innovazione tecnologica questa amministrazione ha fatto cose con una precisa direzione politica: il massimo della precauzione con l’approfondimento e lo studio di ogni progetto, ma anche la consapevolezza che la tecnologia aiuta i cittadini a stare meglio», spiega Rampazzo, che è stato delegato dal sindaco a seguire i Servizi informatici di Palazzo Moroni. E dunque come si risponde alla paure (a volte indotte) dei cittadini? «Purtroppo c’è un vulnus nazionale. È un tema non di competenza dei comuni, servirebbe un dibattito approfondito anche a livello di Comunità europea – risponde il capogruppo arancione – Ma parlare dei temi legati alla tecnologia con toni apocalittici è inaccettabile. Un problema che, con pazienza, va affrontato».

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