Padova, a 60 metri d’altezza per fare i selfie

Quattro ragazzini di 17 anni sono stati sorpresi dalla polizia sul grattacielo abbandonato chiamato Onda Palace
Uno dei selfie postati dalla cima del grattacielo
Uno dei selfie postati dalla cima del grattacielo

PADOVA. Una foto mozzafiato con il vuoto alle spalle e un sorriso da figo, come in un film o in un catalogo. Arrampicarsi sui tetti per scattare foto estreme. Una follia che ha anche un nome, si chiama daredevil selfie ed è stata inventata dal freeclimber russo Alexander Remnev, famoso per le sue immagini sui grattacieli più alti del mondo. Da nord a sud è questa la moda che impazza tra gli adolescenti. Non fa eccezione Padova, dove domenica pomeriggio la polizia ha denunciato quattro minorenni sorpresi all’ultimo piano dell’Onda Palace.

BARSOTTI - ESTERNO PALAZZO CONFISCATO
BARSOTTI - ESTERNO PALAZZO CONFISCATO


È la costruzione che svetta dalla tangenziale, monumento all’abbandono, simbolo di ciò che doveva essere e che invece non è stato. Si trova tra via Panama e corso Spagna ed era stato costruito per essere il nuovo centro direzionale dell’Interporto di Padova. Prima la crisi economica, poi il sequestro penale sulla spinta di un’indagine antimafia, hanno prodotto lo scheletro che è oggi.

Domenica pomeriggio, dunque. Una domenica pomeriggio calda di inizio aprile. Quattro amici di 17 anni, tutti più o meno studenti, decidono di rifarlo. È la giornata ideale. Entrano nel cantiere abbandonato e imboccano la rampa delle scale, quella concepita dagli ingegneri per il sistema anti incendio. Uno zig-zag in salita lungo 18 piani e poi finalmente ecco comparire il set ideale. Non tanto Padova dall’alto ma “io nel vuoto”.

«Non ho paura della morte, ho soltanto paura di riuscire a vivere abbastanza per ciò che voglio...», scrive come didascalia in ogni foto uno dei quattro amici. Si fa riprendere dagli amici in pose plastiche, appoggiato a uno steccato di legno che più precario non si può, dall’alto di quei 60 metri di pura adrenalina. Le immagini, manco a dirlo, vengono pubblicate su Instagram. «La mia vita me la creo io», rilancia il giovane seduto in una bobina enorme, con lo sfondo delle transenne e delle strutture metalliche che dovevano sostenere il tetto.

Coraggiosi, certo, ma non troppo originali. La proprietà di Onda Palace, in questi ultimi mesi, ha assunto addirittura una guardia giurata per vigilare su quello che è diventato meta di molti, troppi ragazzini a caccia di scatti mozzafiato. È lui che telefona al 113 per segnalare, ancora una volta, la presenza di giovani sul tetto del grattacielo abbandonato.

Arriva una pattuglia della Squadra volante della Questura, che sorprende i quattro ragazzini proprio mentre stanno scendendo. Documenti, grazie. Le date di nascita: maggio 2000, luglio 2001, agosto 2001, dicembre 2001. Uno del gruppo è pure recidivo. Qualche mese prima è stato sorpreso sempre lì sopra, sempre a scattar foto. «È solo un gioco», dice.

Tutti e quattro vengono accompagnati in Questura, dove ad attenderli c’è il vicequestore aggiunto Michela Bochicchio che dirige le Volanti. Tutti vengono denunciati per invasione di edifici e procurato allarme. Uno di loro ha in tasca una patente falsa. O meglio, la patente è quella di papà ma lui ci ha appiccicato sopra la sua foto. Altra denuncia. Ma non importa. Il giorno dopo è una botta di “mi piace”.

e.ferro@mattinopadova.it

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