Padova, a casa trenta dipendenti della Vodafone

Erano stati assunti con contratto di apprendistato nel 2016. I sindacati e la crisi delle telecomunicazioni: «A rischio centinaia di posti solo nel Padovano»
BARON - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - VODAFON. MAURO MARELLI
BARON - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - VODAFON. MAURO MARELLI

PADOVA. Sono giorni complessi per le telecomunicazioni. A rischio, secondo i sindacati, sono centinaia di posti di lavoro a Padova. I problemi riguardano un po’tutti gli operatori (Tim, Wind-3, Vodafone) chiamati a fronteggiare l’ingresso sul mercato del nuovo operatore, Iliad. Pochi giorni fa, a Milano, Vodafone ha comunicato l’intenzione di procedere ad un “efficientamento” delle risorse umane che colpirà 1.130 dipendenti. E mentre i sindacati attendono gli incontri del 20 e 21 marzo per approfondire i percorsi e le ricadute, eventualmente anche occupazionali, di questa scelta, a Padova a rimanere a casa, tra aprile e novembre, saranno i circa 30 dipendenti (200 sul territorio nazionale) assunti con contratto di apprendistato durante il 2016.

Crisi lavorativa

«Già da tempo si subodorava una crisi lavorativa nel settore», ha detto la neo eletta segretaria della Slc Cgil di Padova Alessandra Milani, «proprio per questo a giugno 2018 avevamo sottoscritto con Vodafone un accordo che prevedeva percorsi di riconversione delle competenze in virtù della digitalizzazione e della congiuntura in atto. Un accordo che avrebbe dovuto garantire gli attuali perimetri occupazionali e che invece vede l’azienda procedere con il licenziamento dei 30 lavoratori assunti in apprendistato nel 2016, con tutte le agevolazioni del caso, e annuncia un processo di “efficientamento” organizzativo che andrà a colpire 1.130 lavoratori, ancora non si sa né dove né in quale forma».

Dialogo

E se Vodafone ha chiarito in più occasioni che la trattativa in atto non introduce eventuali licenziamenti ma deve essere letta come l’apertura di un dialogo sulle basi della congiuntura attuale, la preoccupazione dei sindacati riguarda non solo la trattativa in corso ma pure una potenzialmente più vasta crisi occupazionale di settore.

«In attesa di capire cosa possa volere dire in concreto “efficienze organizzative”, bisogna capire le conseguenze dell’incontro di Wind-3 con i colleghi delle categorie delle telecomunicazioni di Cgil, Cisl e Uil dei territori interessati», continua Milani. «Nel frattempo una grossa ipoteca pende sul futuro delle sedi di Comdata di Pozzuoli e di Padova dove attualmente sono i 100 lavoratori rimasti. In questo contesto continuano a proliferare i call center esteri in Albania, Romania e altrove. L’impressione è che nel prossimo futuro possano essere a rischio centinaia di posti di lavoro nel Padovano e migliaia in Italia. Tutto ciò senza un vero impegno da parte di un Governo che si è limitato ad offrire poche rassicurazioni in merito ad un ammortizzatore sociale di categoria che è solo un pannicello caldo». 

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