Padova, Carmelo “guida” il camper che porta i Medici in strada

Dall’idea di un commercialista nasce la rete che offre prestazioni ai bisognosi. «Curiamo poveri e profughi. Ma anche tanti anziani che vogliono solo parlare»

PADOVA. È un po’ come quella storiella della montagna e di Maometto. Non sempre chi ha bisogno va dal medico, così i medici vanno da chi ha bisogno. E a portarceli - imbarcandoli in un’avventura che all’inizio sembrava davvero audace - è un commercialista che ha origini e indole siciliana, educazione milanese e generosità padovana.

Si chiama Carmelo Lo Bello, ha 68 anni e da quasi mezzo secolo fa i conti in tasca a tutti i medici della città. «Il mio è l’unico studio in Italia che ha una clientela composta solo da medici», dice con malcelato orgoglio. «Ho cominciato negli anni ’70, ma da qualche anno loro se ne vanno in pensione e io non sopportavo l’idea di perderli di vista, perché ormai sono amici», racconta. «Così gli ho proposto di fare qualcosa insieme».

L’idea

Incassate le prime disponibilità, Lo Bello compra un camper e comincia ad attrezzarlo per farne un ambulatorio mobile. Tra i medici suoi clienti, sono più di quaranta - chi prima e chi dopo - quelli che rispondono all’appello. Pensionati ma non solo. E di rinforzo, arrivano altri volontari. Insomma, nasce Medici in Strada. «Ci dividiamo in tre gruppi», racconta.

«Uno va con il camper a fare le visite. Uno lavora di supporto per tutta la parte logistica e burocratica. E un’altra parte, i medici che ancora lavorano, dà disponibilità per fare visite specialistiche fuori orario, in ambulatorio privato». Mettendo insieme tutte le ore di disponibilità, Lo Bello allestisce un servizio in grado di garantire assistenza a decine e decine di persone, in tutte le stagioni e dappertutto.

Lo slancio

«Questa voglia di rendermi utile io l’ho sempre sentita», dice Lo Bello. «In terza media ho cominciato a fare lo scout e a sentire la chiamata al servizio. Poi qui a Padova, dove sono venuto a fare il militare, ho continuato, cambiando associazione ogni tanto, perché ero curioso. Questo dei Medici in Strada era il mio sogno da tempo. E quando siamo andati dal Papa a presentare un progetto, da un lato mi sono sentito realizzato, dall’altro già dal giorno dopo avevo ancora più energia. Ci siamo sentiti forti, in grado di fare qualsiasi sforzo. E i soldi non contano, quando hai voglia e idee. Si vive di slanci e di emozioni».

E quando gli si chiede qual è stato il momento più emozionante, Lo Bello scopre l’avambraccio per mostrare i brividi: «Non molto tempo fa, a Mortise, una donna un po’ anziana è venuta da noi, non senza un po’ di diffidenza. Non stava male, cercava conforto. Poi ci ha raccontato che non parlava da una settimana. Una nostra psicologa l’ha portata al bar, è stata con lei più di un’ora. E alla fine ci ha chiesto dove ci avrebbe trovato la settimana dopo. Ho avuto la conferma di quanto ci sia bisogno di un riferimento, di qualcuno con cui parlare. Quando ripenso a questa storia, mi emoziono ancora».

L’utenza

Al camper dei Medici in Strada si avvicina chi non ha un tetto («Ce ne sono 98 adesso in giro per Padova», precisa Lo Bello, che conosce bene la realtà), ma anche i rifugiati, quelli che non hanno documenti in tasca. E tanti anziani, che vivono da soli e non hanno neppure un familiare da cui farsi accompagnare in ambulatorio.

«La città è piena di anziani con case enormi in centro e una bella pensione ma nessun familiare vicino», racconta Lo Bello. «Il dolore più grande per me è sapere questa cosa ma non poter fare molto per cambiarla. Sono persone diffidenti, non aprono neppure la porta. Io so che hanno bisogno di aiuto ma sono isolati».

I fondi

Medici in Strada si autofinanzia quasi completamente, anche se dall’anno prossimo conta di incassare il 5 per mille («E ai medici faccio io la dichiarazione dei redditi», strizza l’occhio Lo Bello). Ma organizza anche concerti e altre iniziative culturali per raccogliere fondi. «La nostra attività costa», ammette il presidente. «Usciamo più volte alla settimana, ogni kit per il colesterolo costa un euro e ne usiamo anche settanta a ogni uscita». Lo Bello è instancabile e pieno di idee.

«Il prossimo progetto? Voglio portare il camper ai Navigli quest’estate. Fare prevenzione con i ragazzi. Ho medici militari, loro non hanno problemi a stare in giro fino alle tre di notte. E poi con il sostegno dei alcune associazioni stiamo pensando di acquistare pacchetti di Tac per accorciare i tempi della visita nei casi di necessità». Sì, perché Padova capitale sta facendo nascere anche queste sinergie. «Prima suonavamo ognuno per conto suo, magari bene ma in solitudine», conclude Lo Bello.

«Ora abbiamo cominciare a suonare insieme. E che bell’orchestra stiamo diventando, noi volontari di Padova». —


 

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