Padova, cura dimagrante per Safilo Group, dichiarati 240 esuberi in 5 mesi

L’ultima procedura si chiuderà il 23: proposti incentivi fino a 12 mensilità Saranno interessati soprattutto gli impiegati. I sindacati temono nuovi tagli

PADOVA. Circa 240 dipendenti coinvolti in procedure di mobilità volontaria da metà aprile ad oggi e un taglio del personale che ha raggiunto circa 80 effettivi per Safilo Group solo tra Longarone e Santa Maria di Sala mentre si attendono i risultati delle nuove procedure attivate nei giorni scorsi a Padova e Martignacco.

Dopo l’apertura delle procedure per 80 esuberi a Longarone (47 quelli effettivamente conclusi) e 50 a Santa Maria di Sala (30 quelli accolti), per lo stabilimento di Padova l’accordo prevede 80 esuberi volontari sui 962 dipendenti totali, per larga parte in quel settore impiegatizio che è stato per decenni uno dei pilastri della ricchezza della città. . procedura

A Martignacco (Udine) invece la procedura apre ad un massimo di 30 licenziamenti su un totale di 240 lavoratori. A Padova la procedura si chiuderà il 23 settembre e molti sembrano essere gli interessati. Gli incentivi proposti dall’azienda sono pari a 8 mensilità per chi ha meno di 45 anni, 10 per i 46-55 anni, 12 invece per gli over 56.

Per i pensionandi, quelli cioè che dovrebbero raggiungere i requisiti pensionistici entro i prossimi 2 anni, l’incentivo copre la differenza tra Naspi e retribuzione attuale, con un offerta economica che va da un minimo di 3 mila euro ad un massimo di 12 mensilità. «Se per Longarone e Santa Maria di Sala i numeri sono già definiti», spiega Michele Corso, segretario della Filctem Cgil del Veneto, «per Martignacco e per Padova ancora è presto per fare previsioni.

Probabile però, a Padova, saranno soprattutto gli impiegati a percorrere una strada che alcuni vivono come una soluzione di maggiore garanzia rispetto ad un futuro incerto in azienda».

mobilità volontaria

Una strada, quella della mobilità volontaria che, se dovesse ottenere risultati simili a quelli di Santa Maria di Sala porterebbe l’azienda a tagliare in pochi mesi oltre 200 dipendenti. Una cifra non molto dissimile da quella paventata durante l’inverno scorso quando si individuava in circa 300 operatori l’eccesso di capacità produttiva di Safilo nei suoi stabilimenti italiani.

E tuttavia la società, che vale in borsa poco più di un quarto di quanto fatturava nel 2018 (la capitalizzazione del gruppo in Borsa è di 287 milioni di euro a fronte di vendite totali per 962 milioni di euro), rischia di trovarsi di fronte ad una nuova stagione di tagli del personale.

sindacati

A temere il peggio sono i sindacati coinvolti nella lunga crisi della società: chiedono un confronto strutturato con l’azienda sul tema dei costi della produzione, dell’equilibrio economico e del rilancio industriale. «La scadenza delle licenze Dior e Gucci nel 2020», chiarisce Corso, «rischiano di incidere per un 20% sulla produzione degli stabilimenti italiani del gruppo.

Pure se Safilo sta lavorando all’acquisizione di nuove licenze, l’impatto della perdita di questi due marchi storici può essere pesante sul piano occupazionale. Un impatto che rischia di vanificare i sacrifici finora chiesti ai dipendenti del gruppo in Italia e per scongiurare il quale dobbiamo lavorare assieme, in un confronto concreto, puntando sul rilancio di una eccellenza del made in Italy nel mondo». —

Riccardo Sandre
 

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