Padova, dalla Regione 50 milioni per Ostetricia

PADOVA. È il primo effetto tangibile dell’accordo tra il sindaco Sergio Giordani e il governatore Luca Zaia. È l’assegno da 50 milioni di euro che, venerdì, la Giunta regionale staccherà a beneficio dell’Azienda ospedaliera per completare la nuova piastra ostetrica (il complesso sorto dalla fusione tra Clinica e Divisione di specialità), l’ultimo tassello in vista dell’Ospedale della donna e del bambino destinato a diventare un fiore all’occhiello del Giustiniani rimodellato su esigenze urbane. Questi fondi non rappresentano una strenna natalizia, si tratta della rata 2017 prevista da una legge triennale approvata dal Consiglio del Veneto che devolve complessivamente 150 milioni al nuovo polo della salute e, in attesa della prima pietra a Padova Est, consente l’eventuale impiego di queste risorse per ammodernare e riordinare l’esistente.
L’opzione, in ogni caso, è legata agli indirizzi di programmazione sanitaria, ora sbloccata sul versante giustinianeo dall’intesa sottoscritta giovedì a Venezia. Così, la quota precedente è stata utilizzata per la costruzione della nuova torre pediatrica e il prossimo stanziamento di 50 milioni (previsto a fine 2018) finanzierà la palazzina delle urgenze e delle emergenze dotata di eliporto, con il pronto soccorso rafforzato e provvisto di sala operatoria.
Si tratta, in definitiva, di un percorso obbligato e già anticipato nelle sue linee essenziali da Luciano Flor, il direttore dell’Azienda, convinto assertore della politica del “doppio binario”: «Impegneremo le nostre migliori energie nella realizzazione del nuovo polo universitario delle alte specialità ma si tratterà di un percorso pluriennale e nel frattempo abbiamo il dovere di offrire la migliore qualità di cure possibili ai pazienti. Per farlo dobbiamo investire nell’esistente, garantendo una sana manutenzione degli stabili e investendo maggiori risorse laddove gli standard clinici richiedono spazi e attrezzature più adeguati, ma anche riorganizzando la rete dei servizi: oggi il circuito dell’assistenza si snoda attraverso sessantotto edifici, una dispersione eccessiva che ci costringe a trasportare una media giornaliera di 240 pazienti in ambulanza da un reparto all’altro, anche per prestazioni diagnostiche di routine».
Non sono le uniche novità all’orizzonte. Le vecchie cliniche addossate alle mura storiche sono destinate all’abbattimento (una quarantina di milioni la spesa prevista, a carico della Regione che in cambio dei 52 ettari di San Lazzaro cederà al Comune la proprietà della superficie bonificata) per consentire l’allestimento del parco. C’è poi lo Iov, che soffre una condizione indecente di agibilità e servizi, con i malati oncologici e il personale privi addirittura di un parcheggio adeguato, per tacere dell’angustia dei padiglioni che ha costretto ad “esternalizzare” all’ospedale di Schiavonia il nuovo bunker radiologico; tant’é: l’istituto, che ha respiro veneto, migrerà nel sito del Giustiniani una volta sgombrato dal monoblocco; l’esodo, fortemente auspicato dai medici, potrebbe avere inizio entro un paio d’anni.
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