Padova, ecco le aziende che incassavano crediti d’imposta con progetti fasulli

Da Poliform a Recarlo Gioielli fino al poliambulatorio Gvdr. Alcune ditte hanno restituito i soldi per evitare guai penali
PD 10 giugno 2004 G.M...Omicidio via Dini , PM D'Angelo ..(BARON) OMICIDIO DI ANTONIO MAZZUCATO , VIA DINI - BARON
PD 10 giugno 2004 G.M...Omicidio via Dini , PM D'Angelo ..(BARON) OMICIDIO DI ANTONIO MAZZUCATO , VIA DINI - BARON

PADOVA. Ci sono aziende del Veneto ma anche di altre regioni italiane tra le 250 imprese che, dietro il paravento di progetti di ricerca destinati a rivelarsi fasulli, incassavano indebitamente crediti d’imposta. Aziende – i cui nomi finora non sono mai stati divulgati – che succhiavano soldi al Fisco grazie alle maglie di una normativa destinata a favorire lo sviluppo della ricerca scientifica con agevolazioni fiscali e alle prestazioni di Eidon Lab, società padovana in grado di predisporre la documentazione per raggirare Stato e Agenzia delle Entrate, secondo quanto emerge dall’inchiesta del pm Roberto D’Angelo.

Il nuovo elenco

Ecco i nuovi nomi: il poliambulatorio padovano Gvdr Gruppo Veneto Diagnostica e Riabilitazione con sede a Mejaniga di Cadoneghe (105 mila euro di credito d’imposta ottenuto) e la bellunese Evco Refrigerazione di Sedico, specializzata nelle tecnologie per il freddo (110 mila euro); Poliform spa che produce mobili per tutto il mondo nello stabilimento di Invernigo in provincia di Como (850 mila euro) con la nota ditta piemontese Recarlo Gioielli che ha sede a Valenza in provincia di Alessandria (320 mila euro). E ancora Euroconsulting, ditta di consulenza che vanta progetti finanziati anche dalla nostra Regione con uffici sia a Montecatini in Toscana che a Padova in piazzetta Modin 12 dove ha uffici Eidon Lab (100 mila euro) con la vicentina Profumeria Urbani, un grande negozio nel centro storico di Bassano del Grappa e uno shop online (23 mila euro di credito d’imposta incassato) oltre alle imprese già rese note dalla stampa come Andreani Tributi di Macerata esattore per conto di enti locali (700 mila euro); la padovana Jofa srl automazione industriale (un milione e 80 mila euro); la siderurgica Fvs spa di Villafranca Veronese (320 mila euro); la termoidraulica Elbi spa di Limena (400 mila euro); le veneziane Officine Meccaniche Venete di Santa Maria di Sala (75 mila euro); Al Pentolone srl di Albignasego, negozio di elettrodomestici (140 mila euro).

Gli indagati

Il cervello del maxi raggiro – segnalato dall’Ufficio antifrodi dell’Agenzia delle Entrate – fa capo agli amministratori di Eidon Lab, i coniugi Marco Santoro e Lucilla Lanciotti con Alessandro Manganelli Di Rienzo (fratello di Elena, già arrestata nell’ambito dell’inchiesta sul riciclaggio internazionale con il dentista-faccendiere veneziano Alberto Vazzoler), Giampietro Abate e altri collaboratori. L’accusa? Associazione a delinquere finalizzata alla truffa ai danni dello Stato e all’evasione fiscale. Nel suo sito Eidon Lab è definita un «organismo... che si propone di eseguire attività di ricerca industriale, sviluppo sperimentale, divulgazione e trasferimento tecnologico...». In realtà fa tutt’altro.

Il 13 maggio 2011 viene approvato il decreto legge numero 70 che prevede il «credito di imposta a favore delle imprese che finanziano progetti di ricerca, in Università ovvero enti pubblici di ricerca». Di che si tratta? Per incoraggiare la ricerca e la competitività lo Stato ha previsto di riconoscere la restituzione di quanto investito in progetti di ricerca sotto forma di un credito che riduce l’ammontare delle imposte dovute. Un credito che nel biennio 2011-2012 la normativa fissa al 90% dell’investimento speso. Nessuna agevolazione è prevista nel 2013-2014 mentre nel 2015 è fissato un credito d’imposta tra il 25% e il 50%.

In realtà Eidon Lab si interponeva in semplici acquisti di software, macchinari e altri impianti spacciandoli per progetti di ricerca. Del resto che ricerca avrebbe potuto fare il negozio “Al Pentolone”? Alcune delle aziende hanno già restituito il credito riscosso o hanno chiesto di poterlo fare. L’obiettivo è chiaro: evitare guai dal punto di vista penale. —.
 

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova