Padova, espulso sospetto terrorista islamico

PADOVA. È un sospetto terrorista. Un radicalizzato antisemita e antioccidentale che frequenterebbe imam albanesi arrestati in Kosovo in quanto pro Isis. Tramite Facebook, un “predicatore” di idee che inneggerebbe alla jihad, la guerra santa, pronto a indottrinare giovani connazionali anche a Padova. Sul suo profilo Fb messaggi contro le festività natalizie, commenti sugli attentati in Francia e il sostegno al noto foreign fighter tedesco Denis Cuspert.
Così il 20 dicembre il 33enne Shaban Caca, da 14 anni nella città del Santo, è stato perquisito, prelevato da casa, trasferito in questura, poi espulso e accompagnato a Tirana con un volo diretto dall’aeroporto milanese di Malpensa. Il motivo? È socialmente pericoloso perché «portatore di ideologie antisemite e antioccidentali manifestate attraverso il contatto con numerosi imam radicali albanesi... Imam arrestati dalla polizia di quello Stato per violazione delle norme antiterrorismo in quanto propagandavano e diffondevano idee islamiche di natura jihadista» scrive il giudice di pace che ha convalidato il decreto di espulsione, riportando il provvedimento di revoca del permesso di soggiorno firmato dal questore Paolo Fassari.
Il ministro dell’Interno Matteo Salvini esulta. E commenta: «Grazie alle forze dell'ordine. Nessuno spazio a chi vuol portare la guerra in casa nostra». E lui, Shaban Caca, il sospetto terrorista? «Sono musulmano, vado in moschea, prego. Mai avuto problemi con la giustizia. Mai propagandato niente di antioccidentale. Mi hanno fatto un torto e rovinato la vita. Voglio tornare a Padova» spiega raggiunto al telefono nella casa di Kavaje Durres, non lontano da Durazzo. Il braccio di ferro è solo all’inizio: l’avvocato padovano Fabio Targa sta preparando ricorso al Tar contro l’espulsione.
La vicenda Alle 5.30 del 20 dicembre il blitz della Digos in un appartamento del quartiere San Giuseppe a Padova, a due passi da via Sorio. Il mandato fa riferimento a un albanese con cittadinanza italiana, sospettato di simpatie jihadiste e amico di Caca. O, forse, è solo una scusa per trasferire quest’ultimo in questura con un connazionale che vive con lui, Gertian Halilaja, 29 anni, richiedente asilo, “l’indottrinato” secondo la polizia. Dopo qualche ora Shaban Caca, che da una quindicina di giorni lavora in una ditta veneziana di pulizie industriali con sede a Santa Maria di Sala, viene informato del decreto di espulsione, mentre l’amico è trasferito nel Cpr (Centro di accoglienza straordinario) con sede a Brindisi in attesa della decisione della commissione per la protezione internazionale. Caca finisce davanti al giudice di pace. Lui si difende, ma il decreto è convalidato. Tempo un paio d’ore e due agenti lo scortano a Tirana consegnandolo alla polizia locale. In base al provvedimento del prefetto – affidato al questore per l’esecuzione – Shaban Caca «non potrà rientrare in Italia e nell’area Schengen prima di 10 anni, salvo speciale autorizzazione del Ministero dell’Interno». In caso di trasgressione, sarà arrestato ed espulso. Le cellule della rete internazionale terroristica sono arrivate a Padova? L’indagine della Digos La Digos si è messa in moto dopo una segnalazione dell’Intelligence e dell’Antiterrorismo. Caca risulta essere entrato in Italia come studente alla facoltà di Scienze politiche il 3 settembre 2004. Non è arrivato alla laurea e il permesso per motivi di studio è stato trasformato in permesso di lunga durata per motivi di lavoro. Sposato con una trentenne albanese e padre di 4 figli tra gli 11 e i 2 anni, è vissuto in un appartamento nel centro di Padova in Riviera San Benedetto 150. La famiglia è rientrata in Albania nel gennaio 2018, lui si è trasferito a Vigonza in via Diaz poi ha trovato un’altra casa a Padova. Negli atti d’indagine si fa riferimento al suo «allarmante profilo di pericolosità sociale... dimostrata dal fatto che i rapporti con gli imam (arrestati in Kosovo) nel corso del tempo non si sono limitati a meri contatti virtuali tramite i profili social, ma a vere e proprie frequentazioni maturate grazie ai numerosi viaggi in Albania».
Le idee antisemite e antioccidentali sarebbero state non solo apprese e diffuse nel web tramite post sul suo profilo Fb. Caca avrebbe cercato di “indottrinare” quel connazionale richiedente asilo «il quale risulta aver condiviso video che inneggiano al combattimento contro i miscredenti». Un nasheed che esaltava la preghiera prima della morte e coloro che combattono per Allah. Risultato: «la presenza di Caca nel territorio italiano costituisce una minaccia per l’ordine pubblico». Per il reclutamento jihadista, quella padovana risulterebbe una delle province più a rischio. Nel 2015 da Arzergrande era partita per arruolarsi nell’Isis la 21enne marocchina Meriem Rehaily, condannata a 4 anni per terrorismo.
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