Padova, «ho fatto sesso con lei ma era consenziente»

PADOVA. «Sì ho fatto sesso con lei. Era consenziente. È lei che mi perseguita, mi chiede continuamente di venire ad abitare con me anche per sostenere le spese di affitto... Ed è per l’affitto che mi ha chiesto soldi quella notte... Mi ha picchiato quando ho detto “no” e, allora, anche io l’ho picchiata». Davanti al gip Cristina Cavaggion si è difeso così Marwen Kikari, ventenne nordafricano (ma lui sostiene di avere ancora 16 anni), clandestino, finito in carcere per violenza sessuale nei confronti di una ragazza di 23 anni vicina di casa. Ieri mattina, assistito dal penalista Leonardo Arnau, il giovane ha risposto alle domande del magistrato che, alla fine, oltre a convalidare il fermo, ha applicato la misura cautelare del carcere come richiesto dal pubblico ministero Roberto D’Angelo, titolare dell’indagine.
Kikari ha completamente ribaltato la versione della vittima. E ha insistito sul fatto che tra lui e la donna c’era un rapporto di conoscenza, confermato da una serie di messaggi scambiati attraverso i rispettivi profili Facebook in arabo (la 23enne, pur italiana, conosce quella lingua molto bene) il 7, 24 e 27 aprile scorsi. Insomma, nessuna violenza: lui si era presentato a casa sua, lei gli aveva aperto la porta, era stato “consumato” un rapporto e, alla fine, la donna avrebbe chiesto soldi per la prestazione. Soldi rifiutati da Kikari: da lì la lite, finita a botte.
Tuttavia il gip Cavaggion ha bollato come “inattendibile”, al momento, la ricostruzione dell’indagato. Semplice il motivo: i certificati firmati dai medici che hanno visitato la vittima confermano la presenza di segni derivanti da un rapporto sessuale violento. Peraltro il fatto che il giovane fosse ubriaco al momento della (presunta) aggressione è stato ammesso pure dal connazionale con il quale condivide un appartamento: quest’ultimo ha raccontato che , prima di uscire di casa in piena notte, Kikari si era scolato 7 o 8 bottiglie di birra. Secondo il giudice ci sono tutte le esigenze cautelari alla base di un provvedimento che dispone la carcerazione: la gravità del reato contestato («sintomatico di assoluto spregio della dignità umana») come il fatto che l’indagato sia irregolare, senza lavoro e senza una dimora fissa che rende concreto il pericolo di fuga.
Lo stupro sarebbe avvenuto la notte tra giovedì e venerdì. Stando al racconto della vittima, intorno alle 2 la donna era andata a dormire dopo aver trascorso la serata con un paio di amici. Alle 4 Kikari aveva colpito a pugni una porta-finestra dell’abitazione di lei, pretendendo di entrare: temendo si svegliasse il vicinato, la 23enne aveva aperto. Lui, ubriaco, le era saltato addosso. Poi la violenza. Aveva raccontato: «Mi minacciava e ho avuto paura, per questo ho dormito accanto a lui fino a mezzogiorno». Gli accertamenti continuano.
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