Padova, il funerale di Gioele: «Mio figlio mi sorrideva mentre stava morendo»

PADOVA. «Gioele si preoccupava sempre che non soffrissi e così ha fatto fino all’ultimo momento. Anche disteso sull’asfalto mi sorrideva. Aveva un sorriso così felice e rilassato che gli ho chiesto “ma mi stai prendendo in giro?”. E invece no, dalla testa la chiazza di sangue si allargava sempre di più. Lì ho avuto la consapevolezza che lui adesso è con Gesù». Non piange disperata come sarebbe più che comprensibile al funerale di un figlio strappato alla vita così tragicamente, ma cerca di consolare le altre persone, di esortarle alla fede. È forte, fortissima Cristiana, la mamma di Gioele Brasiliani, il 22enne morto sabato sera in seguito all’incidente stradale di via Montà. In moto con uno dei suoi migliori amici, che ancora oggi è in ospedale, si sono scontrati con un’auto che usciva da un’abitazione privata.

L’ho baciato sugli occhi
I genitori del giovane non appena hanno saputo del tragico incidente sono corsi sul posto e in una scena straziante si sono gettati sul corpo del figlio. «L’ho girato, l’ho baciato in faccia, sugli occhi, sulla bocca, dappertutto, e lui non ha mai perso quell’espressione serena. Gioele sta molto meglio dov’è adesso», ha continuato dal pulpito della chiesa di San Bartolomeo di Montà la mamma del 22enne. «Ricordatevi di abbracciare sempre i vostri fratelli, i vostri genitori, i vostri amici, mariti e mogli». Una chiesa stracolma, di giovani soprattutto e in molti sono dovuti rimanere fuori. «Entrate, entrate tutti, che questo è un momento importante», ha detto Massimo, il papà, prima che cominciassero a parlare di Gioele gli amici, la mamma, il fratello Tobia e la sorella Aura. «Sulla bara ci sono delle rose rosse. È il rosso del sangue di mio figlio che io ho toccato su quella strada dove pregavo insieme a mia moglie e mia figlia». Così il papà di Gioele, con la voce ferma, supportata da una fede profondissima. «In un momento straziante, che spaccava il cuore e l’anima, ho pregato il Signore che ridesse vita a Gioele. Ma il Signore mi ha fatto capire che è lui che decide, che la vita non è uno scherzo. Mi ha detto “questo è mio figlio”. E quel sangue era un sangue di vita». La funzione funebre, celebrata da don Sandro, è stata intervallata da canti di un coro. Tante le persone appartenenti al gruppo religioso di San Giovanni Battista, di cui fanno parte i genitori di Gioele. «Domenica ho abbracciato Massimo e gli ho detto “vedi, non siamo fatti per quaggiù”, e lui mi ha risposto “è proprio vero”», ha raccontato don Sandro. «Noi demandiamo la morte, poi da un momento all’altro capita e crolla tutto. Crolla perché pensiamo che ci è stato strappato colui che amiamo, ma per noi che crediamo quando ci troviamo di fronte alla morte in realtà ci troviamo di fronte alla vita. Si chiude un capitolo e se ne apre un altro».

Ricordando Joy
Hanno ricordato Joy, così com’era soprannominato, gli amici, il fratello Tobia e la sorella Aura. «Siete tantissimi. Gioele sarebbe stracontento di avere una festa così grande», ha detto Tobia. «Questa sorta di sacrificio di mio fratello per noi deve servire a volersi più bene. Non c’è tempo per litigare». Un abbraccio come quello che Aura ha dato a Gioele sabato mattina: «Sono andata in camera sua, mi sono buttata sopra di lui e l’ho abbracciato. Sabato, in strada, subito dopo l’incidente ho fatto lo stesso. L’ho visto sereno, l’unica mia preoccupazione era che avesse freddo. Mi sono gettata su di lui per scaldarlo». —
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