Padova, nella mappa del degrado giardini dell’Arena al top

PADOVA. Il tempo passa e la mappa del degrado si aggiorna. Spariscono Portello e piazza Toselli, spiccano giardini dell’Arena, cavalcavia Borgomagno, stazione ferroviaria e galleria San Carlo. È su questi luoghi che si concentra l’attività della polizia, “costante e intensa”, come la definisce il questore Paolo Fassari, orgoglioso nel ribadire come l’intera “macchina” delle espulsioni a Padova sia gestita dall’inizio alla fine dalla polizia di Stato: dal controllo su strada all’accompagnamento alla frontiera. Una macchina complessa che vive delle segnalazioni dei cittadini. .

I luoghi caldi
Si parte dal bivacco, quindi. Un concetto che ai padovani sta particolarmente a cuore, fenomeno capace di incidere direttamente sulla famosa “sicurezza percepita”. Periodicamente ci sono luoghi della città che vengono scelti da chi vive ai margini. Negli anni ’80 spacciavano la droga in piazza Capitaniato e andavano a farsela in vena in Prato della Valle. Sembra fantascienza, se si pensa a quello che sono oggi questi due gioielli del centro cittadino. Eppure vent’anni fa funzionava così. Oggi invece sono i giardini dell’Arena al centro delle attenzioni della polizia, per via della presenza massiccia di migranti che vivono di piccolo spaccio. Almeno tre volte a settimana la Questura organizza controlli mirati, nati come “speciali” e ora diventati la normalità. Ma la mappa delle zone “calde” si allarga, si modifica, cambia. Lì intorno ci sono altre zone a rischio degrado come passeggiata Miolati, l’argine del Portello, piazzetta Gasparotto.
I blitz
Generalmente prima del blitz ci sono i servizi di osservazione in borghese, nel corso dei quali i poliziotti vedono dove e se sia il caso di intervenire. Una volta decisa l’area le pattuglie della Squadra volante vengono fatte convergere per chiudere le possibili vie di fuga, in modo da evitare che la folla si disperda. Così funziona ai giardini all’ombra della Cappella degli Scrovegni, dove le volanti del vicequestore Michela Bochicchio “cinturano” gli ingressi sia da via Porciglia che da corso del Popolo. Lo stesso succede nel parcheggio di galleria San Carlo, dove nell’ultimo anno è stata registrata un’impennata dell’attività di spaccio ma dove, soprattutto, lo scorso inverno c’è stato un accoltellamento tra spacciatori che stava per costare la vita a un giovane tunisino.
Documenti
La polizia arriva, ferma tutti, chiede i documenti. Chi non è in regola viene caricato in volante e accompagnato in Questura per gli approfondimenti del caso. E quando qualcuno risulta irregolare inizia la valutazione dei requisiti. Se il passaporto viene riconosciuto dallo stato d’origine scatta l’accompagnamento alla frontiera, in caso contrario nei centri di identificazione (i Cie). La misura più lieve è quella dell’ordine di espulsione consegnato a mano con l’invito a lasciare l’Italia. Viene regolarmente ignorato ma crea un precedente e a un certo punto i nodi vengono al pettine. Difficilmente una zona problematica torna a nuova vita soltanto grazie ai controlli della polizia. I risultati migliori si ottengono soltanto se c’è un’azione parallela in termini di arredo urbano e decoro. Il Portello ne è la prova. —
BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI.
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova