Il rave urbano della Street Parade: l’invasione dei mille a ritmo di techno

I giovani arrivati da tutto il Nord Est hanno ballato in strada sabato 24 maggio pomeriggio: «Questo è il nostro modo di reclamare la libertà artistica»

Edoardo Fioretto
Un momento della street parade in via d’Avanzo
Un momento della street parade in via d’Avanzo

Hanno marciato per le strade a ritmo di techno, all’insegna della libertà artistica e di espressione. Non sono mancati gli eccessi, ma in conclusione il tutto si è risolto senza grandi tensioni. E tutto è bene quel che finisce bene. Il pomeriggio padovano è stato risvegliato sabato 24 maggio dalla Street Parade, che per i profani si potrebbe riassumere come un rave urbano per le strade della città.

Oltre un migliaio i ragazzi arrivati da tutto il Nord Est che si sono dati appuntamento nella città del Santo per quello che in molti hanno definito un «evento epocale». La prima manifestazione di questo genere, quantomeno anche in rapporto alla portata, ad avere messo piede a Padova.

Il punto di concentramento è stato fissato ai giardini del Fiore di Botta. Qui, nel primo pomeriggio, si sono radunati i partecipanti con casse, striscioni, travestimenti e un’energia che si è fatta via via più intensa con l’arrivo dei carri da technoparade.

Quattro in tutto i mezzi attrezzati con impianti audio professionali e consolle per dj set itineranti. Presidiata dalle forze dell’ordine lungo tutto il tragitto, la manifestazione si è svolta senza incidenti. Nella folla, una variegata miscela di gioventù proveniente da province diverse, da tutte le estrazioni e generazioni. I più hanno scelto abiti sobri, altri hanno sfoggiato costumi eccentrici, maschere, body paint, paillettes, occhiali futuristici.

Il travestimento è parte integrante della festa: un modo per affermare identità fluide, giocare con i codici e uscire dall’ordinario. Per tutto il percorso, al ritmo martellante della musica elettronica, si è ballato in strada. In alcuni casi, i partecipanti hanno fatto tappa nei supermercati lungo il tragitto per acquistare alcolici, consumati poi tra una pausa e l’altra della marcia.

«È un modo per reclamare la nostra libertà artistica», ha spiegato un ragazzo vicino all’organizzazione, «perché in questo momento storico è visibile a tutti l’oppressione che stiamo subendo. E siccome a ballare nei boschi si finisce in manette, eccoci qua in strada. Con l’unico modo autorizzato che abbiamo per divertirci ed essere liberi».

L’evento si è sviluppato interamente in forma itinerante, mantenendo lo spirito delle parate rave nate a Berlino negli anni ’90. L’intento dichiarato era duplice: da un lato difendere gli spazi culturali alternativi, dall’altro rivendicare il diritto a una socialità libera, anche nei contesti urbani. Lungo tutto il tragitto, per mitigare l’impatto della manifestazione, dei volontari hanno raccolto i rifiuti lasciati in strada. Presenti anche i volontari che lavorano nella riduzione del danno, che consapevolizzano i ragazzi ai rischi degli eccessi di droghe.

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