Scuola, corrono i prezzi per mensa e trasporto: nel Padovano un Comune su 4 li ritocca
Molti sindaci hanno scelto di utilizzare risorse proprie per proteggere le famiglie. I primi cittadini: «L’obiettivo resta garantire qualità del servizio e accesso equo»

Un Comune su quattro è costretto a rivedere le tariffe di mensa e scuolabus per gli iscritti. Le amministrazioni che possono si fanno carico dell’aumento mettendo mano direttamente ai conti.
Comuni in prima linea
Sono i municipi i primi a intervenire per fronteggiare i rincari di mense e trasporti scolastici, cercando di limitare al massimo l’impatto sulle famiglie e garantire la continuità dei servizi.
Dopo Padova capoluogo anche altre amministrazioni hanno dovuto scegliere se assorbire con risorse proprie gli aumenti imposti dai fornitori o aumentare le tariffe. Dove si registrano rialzi si tratta quasi sempre di adeguamenti Istat o di correzioni dopo anni di blocco, una misura che spiega bene quanto fragili siano gli equilibri finanziari, non solo per le tasche delle famiglie, ma anche per gli enti.
«La mensa passa da 4,80 a 5 euro, mentre per il trasporto scolastico è stato aggiornato il sistema delle fasce Isee», spiega Luca Pierobon, sindaco di Cittadella, tra i Comuni che hanno ritoccato le tariffe cercando comunque di bilanciare i costi con un’adeguata rete di sostegno alle famiglie.
Situazione stabile
Nessuna variazione a Villafranca, Teolo, Codevigo, Ospedaletto Euganeo, Borgo Veneto, Merlara, Urbana, Sant’Urbano, Sant’Angelo di Piove, Boara Pisani, Legnaro, Grantorto, San Pietro in Gu, Carmignano di Brenta, Piazzola sul Brenta e Loreggia.
A Ospedaletto cala addirittura il costo del doposcuola Ferrari, mentre a Teolo è stato introdotto il trasporto per la materna statale provvisoriamente spostata. A Legnaro il sindaco Vincenzo Danieletto ribadisce che «gli adeguamenti Istat sono stati interamente assorbiti dal Comune». A Sant’Angelo il primo cittadino Guido Carlin sottolinea: «Il Comune ha coperto i maggiori costi senza rincari per le famiglie».
Istat e aumenti dopo il blocco
A Montagnana e Saonara gli aumenti derivano dall’indice prezzi. L’assessora Michela Lazzaro, a Saonara, precisa che «il buono pasto cresce di 0,29 euro dal primo settembre, per adeguamento Foi Istat e per il rinnovo contrattuale dei lavoratori della ristorazione». A Vigonza la nuova gara-mensa comporta un aumento di 30 centesimi solo per gli Isee più alti, «ben sotto l’inflazione» come afferma il sindaco Gianmaria Boscaro.
A San Giorgio in Bosco l’adeguamento dell’1,5% è stato assorbito: «Abbiamo stanziato 14 mila euro per i contributi mensa, evitando così aumenti a carico delle famiglie», dichiara la vicesindaca Loreta Frison.
A Montegrotto Terme la mensa passa da 3,90 a 4,10 euro, dopo oltre 15 anni di stabilità, mentre il trasporto resta invariato. A Cadoneghe si registra un incremento di 50 centesimi, primo dopo un decennio, una decisione assunta per adeguare il servizio al rialzo generale dei costi di gestione. Anche a Camposampiero l’assessora Lorenza Baggio parla di «minimi adeguamenti», accompagnati da un aumento del contributo comunale alle famiglie.
Il fronte trasporto
A Boara Pisani resta attivo un solo pulmino, a Gazzo il costo annuo è fermo a 240 euro da anni. A Megliadino San Vitale lo scuolabus costa al Comune il 20% in più rispetto al 2024, aumento che potrebbe riflettersi sugli utenti. A Brugine il sindaco Michele Giraldo parla di «lievi aumenti, indispensabili per coprire i costi crescenti di carburante e manutenzione».
A Curtarolo il sindaco Martina Rocchio spiega che «solo il trasporto scolastico ha subito un leggero aumento, mentre doposcuola e mensa sono rimasti invariati, coprendo con risorse proprie per evitare rincari». A San Martino di Lupari, invece, il sindaco Nivo Fior dettaglia: «Il costo del trasporto è aumentato di 2,5 euro al mese, per un totale annuo di 30 euro, mentre la mensa ha registrato un rialzo contenuto di 0,20 centesimi».
Le mense tra equilibri e rincari
Alcuni Comuni hanno dovuto intervenire anche sul fronte mense, cercando di bilanciare l’aumento dei costi con misure di sostegno. A Conselve gli aumenti sono scattati già a gennaio, con nuove esenzioni e agevolazioni per i servizi.
A Pontelongo i pasti hanno subito rincari moderati, mentre risultano più gravosi i costi delle cooperative che gestiscono lo scodellamento, cioè la distribuzione diretta dei pasti ai bambini. Ad Abano, il sindaco Federico Barbierato chiarisce che «gli aumenti mensa sono stati assorbiti dal bilancio comunale, il trasporto resta invariato».
A Montegrotto, oltre al rincaro dei pasti, pesa il maggior numero di classi servite. A Gazzo la mensa cresce di 19 centesimi per il passaggio dal pasto sigillato alla somministrazione diretta,scelta compiuta per migliorare la qualità e la freschezza degli alimenti serviti. A Loreggia la sindaca Manuela Marangon conferma infine: «L’aumento della mensa è stato coperto dal Comune, proprio per non gravare sulle famiglie».
(Hanno collaborato Federico Franchin, Giusy Andreoli e Pietro Cesaro)
Il caso
Il servizio di scuolabus non è più sostenibile per le aziende, tanto che le gare d'appalto vanno deserte, come accaduto di recente nei Comuni di Mestrino e Vigodarzere.
«Le ditte non riescono più a coprire i costi e per loro il servizio non è più redditizio», spiega il sindaco di Veggiano, Nicola Zordan, che gestisce un'azienda di autoservizi, inclusi gli scuolabus. «Acquistare nuovi veicoli per adeguarsi alle normative costa davvero tanto: ho comprato un modello base l’anno scorso e ho speso 120 mila euro più Iva. Il costo del carburante, inoltre, continua a crescere ed è necessario che i Comuni aumentino le tariffe al chilometro. Non si possono fare gare d'appalto con i prezzi di cinque anni fa».
Un altro problema che incide sul trasporto scolastico è la diminuzione delle ditte che offrono il servizio. «Siamo rimasti in pochi», conclude il primo cittadino di Veggiano, «perché le piccole ditte chiudono o vengono acquisite da quelle più grandi, come è successo di recente a due aziende nella zona del Cittadellese. Non c'è da stupirsi, quindi, se i bandi di gara restano senza partecipanti».
La conseguenza più immediata rischia di ricadere direttamente sulle famiglie, che potrebbero trovarsi senza un mezzo pubblico sicuro ed economico per portare i figli a scuola. —
(Cristina Salvato)
L’aumento
A Fontaniva scatta l’adeguamento delle tariffe del trasporto scolastico. Dopo quindici anni senza aumenti, le famiglie dovranno fare i conti con un rincaro medio di circa 100 euro. La decisione, spiega l’amministrazione, è stata inevitabile a fronte dei crescenti costi di carburanti, dell’adeguamento Istat e dell’ampliamento del parco mezzi.
«Dal 2009 il Comune ha assorbito tutti gli aumenti senza gravare sulle famiglie», ricorda il sindaco Alberto Trento, «ma oggi non era più sostenibile. Con il nuovo piano, il contributo delle famiglie coprirà appena il 20% del costo complessivo del servizio, ben al di sotto della media degli altri Comuni, dove si arriva intorno al 30%».
Nel dettaglio, per il servizio completo di andata e ritorno la quota annuale sarà di 360 euro per un figlio, 300 per il secondo, mentre per il terzo resterà gratuita. Per il servizio ridotto (solo andata o solo ritorno) la spesa sarà di 280 euro per il primo figlio e 240 per il secondo.
Trento ha inoltre ricordato che il servizio mensa rimane invariato a 5 euro, nonostante l’aumento dei costi, con il Comune che continua a coprire la differenza. Confermato anche l’anticipo scolastico con personale di sorveglianza, interamente gratuito: un investimento di circa 17 mila euro annui «che rende Fontaniva un unicum nel territorio», conclude il primo cittadino dell’Alta padovana.
(Silvia Bergamin)
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