Padova, una ragazza denuncia: violentata in clinica sotto anestesia

Lara, 25 anni, va in una casa di cura per operarsi di tonsille. Si ritrova con gli slip tagliati e con una lesione sanguinante della parete vaginale sinistra. Magistrati e carabinieri non risolvono il caso
Gli slip tagliati
Gli slip tagliati
PADOVA. Lara, una paziente venticinquenne padovana, va in una clinica privata per farsi togliere le tonsille. Ma quando torna in stanza si ritrova con gli slip tagliati e con una lesione sanguinante della parete vaginale sinistra di probabile natura traumatica, come recita lo stesso referto clinico redatto dalla dottoressa del pronto soccorso di Ostetricia. Una violenza sessuale subita durante l'anestesia? Un giallo che il pm Sergio Dini e i carabinieri del Nas non sono riusciti a risolvere.


Impossibile individuare il soggetto che potrebbe aver approfittato del «torpore» della ragazza per compiere sulla stessa atti di natura sessuale. Ma al di là dell'epilogo giudiziario della vicenda a livello penale, conclusasi con l'archiviazione del caso, l'interessata, da noi intervistata, spera che la sua storia non passi inosservata. «Non intendo accusare nessuno. Voglio però che altre giovani pazienti, prendendo lo spunto da quello che mi è successo, stiano in guardia e denuncino senza indugio qualsiasi situazione anomala a livello sessuale dovessero riscontrare durante la loro degenza, sia in strutture sanitarie pubbliche che private. Io purtroppo ho atteso 18 giorni prima di sottopormi a una visita ginecologia, collegando erroneamente i miei continui disturbi ginecologici ai postumi dell'intervento subìto. Con il senno di poi, andrei di corsa all'ospedale per documentare d'acchito la violenza patita».


La traumatica vicenda di Lara inizia il 20 luglio 2009, quando entra in una casa di cura per sottoporsi a tonsillectomia. Viene ricoverata alle 7.30 e un'ora dopo è visitata da un anestesista e da una dottoressa. Alle 11.15 le viene fatta un'iniziazione di preanestesia e alle 11.45 è accompagnata a piedi da un'infermiera in sala operatoria. «Mi hanno stesa su un lettino, posizionando il braccio destro lungo il fianco, all'interno dei pantaloni del pigiama. Ricordo la presenza di due infermiere e dell'anestesista, impegnati a discutere sulla quantità di anestetico da utilizzare», puntualizza Laura. Poi le infilano l'ago sul polso sinistro e da quel momento l'anestesia la fa dormire a lungo.


Come si evince dal diario infermieristico della sala operatoria, l'intervento termina alle 12.20 e fu l'ultimo di quella mattina. Lara rientra in camera alle 12.50, dove c'è ad attenderla la madre. Dopo una quarantina di minuti arriva anche il fidanzato. Resta un «buco» di 30 minuti tra l'uscita dalla sala operatoria e il ritorno in corsia della ragazza. Il ritardo mette in ansia anche la madre di Lara che chiede a un'infermiera di reparto se c'erano dei problemi per sua figlia, essendole stato spiegato che un simile intervento dura di solito una ventina di minuti in tutto.


Il risveglio di Lara è traumatico: «Non riuscivo a respirare e iniziavo a lamentare i primi dolori alla gola. Dopo dieci minuti mi venne applicata una flebo con un antidolorifico. Ciò è avvenuto alle 13 e non già alle 12.30, come indicato nella cartella clinica. Dovendo essere aiutata a urinare, mia madre mi abbassa pigiama e mutandine. In quel momento s'accorge che gli slip sono tagliati in senso orizzontale».


Inizialmente Lara non dà peso a quel particolare, ritenendolo un caso fortuito, oppure collegato a qualche manovra operatoria. Alle 20 di quel giorno la ragazza riesce ad andare in bagno, ma rimane di stucco: ha perdite con striature rossastre. «Ho pensato che fossero i medicinali assunti» precisa. E il 21 luglio viene dimessa.


Nei giorni successivi deve fare uso di analgesici due volte al giorno per tenere sotto controllo il dolore alla gola. Ma nel contempo «copre», a sua insaputa, anche i dolori vaginali. Dopo una decina di giorni dall'intervento arriva il ciclo mestruale. «Tentavo di utilizzare un assorbente interno, ma dolore e sensazione di gonfiore me lo impedivano. Ancora una volta pensai che si trattasse di una infiammazione dovuta all'operazione e all'uso dei farmaci», commenta la protagonista di questa brutta storia. Tenta pure un rapporto sessuale con il fidanzato, ma vede le stelle. Troppo doloroso, deve interrompere.


A quel punto Lara prende paura. Così rievoca quei momenti: «Andai alla ricerca delle mutandine rotte, riposte in un sacchetto in attesa d'essere gettate, e contattai il mio ginecologo che, essendo in ferie, mi consigliò di andare subito al pronto soccorso, dove venni visitata dalla dottoressa Alessandra Ruffatti. Mi sottopose a un'ecografia transvaginale, riscontrando una lesione a carico della parte sinistra da imputarsi a un movimento di sfregamento più che all'inserimento di un eventuale catetere durante l'operazione. E' come se mi avessero trafitto il cuore con uno spillo».

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