Pagavano con assegni falsi o scoperti: arrestati 8 truffatori, "bidoni" per 250 mila euro in due mesi

Un gruppo di malviventi, tutti italiani, è stato scoperto dalla Questura di Padova, tra il Veneto e Roma: facevano acquisti senza pagare e noleggiavano auto per poi reimmatricolarle in Romania

PADOVA. Gli agenti della Questura di Padova, coordinati dal Servizio centrale operativo, con l'arresto di 8 persone, alle prime ore di oggi, hanno smantellato un gruppo composto prevalentemente da pregiudicati italiani, dedito a truffe ai danni di importanti aziende che operano su scala nazionale.

I provvedimenti restrittivi e numerose perquisizioni sono stati disposti dal gip Mariella Fino su richiesta del pm Benedetto Roberti, titolare delle indagini. La Squadra mobile padovana ha operato assieme alla Squadra mobile di Roma e alla polizia giudiziaria presso la Procura della capitale, impegnata in analoga indagine coordinata dal pm  Pierluigi Cipolla in cui sono coinvolte alcune delle persone colpite dai provvedimenti.

Gli arrestati sono: Stefano Cataldi (54 anni), Silvio Ieva (47 anni), Claudio Ippoliti (55 anni), suo cugino Flavio Ippoliti (24 anni), Mauro Paccapelo (55 anni) e Luciano Mosca detto "Ciccione" (68 anni), titolare a Roma di un negozio in cui rivendeva la merce non pagata. La banda, composta da altre 15 persone oltre agli arrestati, tutte deferite all'autorità giudiziaria, operava su tutto il territorio nazionale, prediligendo il Nord Italia.

Le indagini della Squadra mobile padovana sono partite dopo la denuncia del titolare di una ditta di autonoleggio di veicoli per il furto di una Bmw X6, reimmatricolata in Romania.

Il gruppo di malviventi - ha scoperto la polizia - effettuava acquisti telematicamente o telefonicamente presso società che vendevano prodotti di varia natura (caffè, macchinette per il caffè, strumenti per l'edilizia, idropulitrici, carrelli attrezzi per officine, videocamere di sorveglianza, materiale informatico, eccetera) che accettavano il pagamento in contrassegno, teoricamente ritenuto uno dei più sicuri in quanto effettuato all'atto della consegna della merce. In realtà la banda pagava in contrassegno al corriere, utilizzando assegni bancari/postali che solitamente provenivano da conti correnti chiusi, naturalmente scoperti e/o aperti utilizzando documenti rubati, smarriti o falsi.

La merce, ordinata utilizzando i nomi di società fittizie o realmente esistenti, ma non operative e risultate estranee ai fatti, veniva consegnata in alcuni depositi nella zona di Roma all'esterno dei quali venivano solitamente affissi i cartelli delle varie ditte per il tempo strettamente necessario a ricevere i corrieri. Tutti i prodotti acquistati venivano subito rivenduti tramite ricettatori "professionisti", organicamente inseriti nell'organizzazione.

Un altro settore criminale nel quale il gruppo si è dimostrato particolarmente attivo, era il noleggio di auto e/o veicoli commerciali, che poi venivano immediatamente mandati in Romania o Ungheria per essere riciclati. Molti veicoli, in collaborazione con l'Interpol, sono stati poi recuperati in quei due Paesi.

Sono stati contestati agli indagati 98 episodi riguardanti truffe (tentate o consumate), ricettazioni, appropriazioni indebite. Durante l'attività investigativa è stato possibile stimare in soli due mesi un danno economico prodotto dagli indagati ammontante a circa 250 mila euro, escluso il valore dei veicoli trafugati.

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