Palestro, il grande spreco 80 appartamenti disabitati

PALESTRO. Nell’area residenziale che si estende tra via Palestro, via Tirana e via Brigata Padova una casa su tre è disabitata. Nel dedalo di sottoportici, giardini e scalinate, su circa 300 appartamenti, se ne contano più di 80 vuoti.
Sono da capogiro i numeri che riguardano la percentuale di alloggi sfitti in questo maxi-complesso: sette corpi che inglobano una piscina e confinano con l’area parrocchiale di San Girolamo, oltre a comprendere la ex caserma, spina nel fianco dei residenti perché in totale abbandono.
Cifre confermate dai condomini, che raccontano il progressivo spopolamento di un complesso edificato a fine anni ’60, con appartamenti di alto profilo e affitti bassissimi. Alloggi abbandonati al loro destino, tra passaggi di proprietà, vendite e sfratti. È l’area ex Inpdap che ora appartiene all’Inps. Otto anni fa l’ente aveva tentato la strada dell’alienazione. Circa metà degli alloggi sono stati venduti, mentre una parte esigua continua a essere affittata. Ma la vera piaga del complesso sono i locali sfitti.
Nel 2011, a fronte di soli 177 alloggi venduti su un totale di 299, si era prospettata l’ipotesi di un’asta. La realtà è invece che una quantità impressionante di abitazioni ancora oggi è disabitata.
La situazione meno critica si ha dal lato che affaccia su via Brigata Padova, con meno del 20% degli alloggi vuoti, mentre il dato peggiora spingendosi nei corpi centrali e verso via Tirana, dove da una media del 30 si arriva a sfiorare il 50%. In pratica più di un appartamento su tre. Nel corpo tra la piscina e la parrocchia, su una settantina di appartamenti circa una trentina è vuota. Al civico 24 sono 8 su 20.
«Tante assemblee e non si risolve nulla» racconta un abitante del civico 11 «anche per la manutenzione è una lotta, non si andrà mai tutti d’accordo e le strutture peggioreranno». Che la proprietà controlli di rado le condizioni degli appartamenti sfitti correndo ai ripari quando le problematiche sono ormai ingestibili, lo confermano in tanti: «Succede con i nidi di piccione o le infiltrazioni d’acqua dalle terrazze: sistemano alla meglio quando ormai il danno è fatto». Dello stesso avviso è un residente del civico 24: «È un grande patrimonio che non hanno saputo gestire. Nelle due scale interne sono sfitti rispettivamente 5 appartamenti su 10 e 3 su 10».
Nell’ultimo periodo sono due le realtà associative che si sono appropriate degli spazi commerciali in disuso per dare nuova linfa all’area. Al BiosLab, che dal 2014 si è insediato in un locale al piano terra in via Brigata Padova, sostengono di aver cercato più volte un confronto con la proprietà per legalizzare la propria posizione. «Siamo qui per rendere un servizio al quartiere e creare uno spazio aperto a tutti» dicono gli attivisti dei collettivi universitari «siamo sempre disponibili a confrontarci e a pagare un affitto». Confermano il muro di silenzio dietro cui si è trincerata l’Inps anche i membri di ChinaTown, che da un paio di mesi hanno occupato gli spazi del civico 28 di via Palestro trasformandoli in una palestra popolare. L’unico contatto c’è stato appena dopo l’occupazione e nonostante la disponibilità data, dall’altro fronte nessuna risposta se non la promessa di una denuncia.
La questione convivenza preoccupa però i residenti, come confermano sempre dal civico 24: «Ben vengano realtà come la palestra sociale, ma sarebbe necessario regolamentarle. Servirebbe un piano concreto, che regolarizzi la posizione di chi si impegna per rivitalizzare l’area e che consenta a tutti di convivere nelle migliori condizioni. Tutti questi appartamenti vuoti andrebbero assegnati a studenti e giovani coppie con affitti agevolati. La ex caserma e gli spazi abbandonati potrebbero diventare biblioteche, aule studio, strutture di degenza. Allora sì, si vedrebbe un cambiamento concreto». Un esempio su tutti, la ex sede dell’Ispettorato dell’agricoltura: 1.200 metri quadrati sopra la pizzeria “da Giorgia” chiusi da 24 anni. Nel 2010 le infiltrazioni d’acqua avevano causato una serie di crolli nel portico sottostante, a scapito della sicurezza degli abitanti e delle poche attività sopravvissute. «Rispetto ad allora la situazione del decoro è migliorata» racconta una commerciante «perché i privati hanno interesse a mantenere in buono stato le proprietà, anche nelle aree comuni, ma basta alzare gli occhi per rendersi conto che la situazione è ben lontana dall’essere risolta».
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