Paola Goisis: «Maroni ha pugnalato Bossi alle spalle»

ESTE. Con la schiena dritta, lo sguardo fiero e le idee nitidissime. Paola Goisis, deputata e primadonna leghista della Bassa padovana, è in via Bellerio da bossiana di ferro qual è sempre stata. Nel giorno del crollo del mito, della fine del padre-fondatore e del tramonto politico del leader maximo del Carroccio - la professoressa di lettere con laurea in pedagogia, a 65 anni, sfodera l’orgogliosa grinta della fedelissima della prima ora. «Maroni è stato sleale. Ha pugnalato alle spalle Umberto» sintetizza senza fronzoli diplomatici con il tradizionale fiocco verde padano sulla giacca. L’onorevole Goisis non ha dubbi e fa felici i cronisti.
Dice quel che pensa e non pensa a tacere quel che suggerisce il cuore. «Certamente, si è trattato di un complotto. Volevano umiliare Bossi e, alla fine, ci sono riusciti. Da tempo, in molti stavano manovrando per un simile risultato...» argomenta traducendo con i classici del dramma la tragedia politica del Carroccio post-moderno.
Alle 17.27 va in diretta televisiva Paola Goisis, la bossiana impenitente. Si accendono i riflettori di RaiNews e lei non batte ciglio. «Bossi si sarebbe dimesso? Questo me lo dite voi... Se davvero è così, questo è un bruttissimo giorno per la Lega».
Ed è solo l’inizio, perché interrogata ex cathedra catodica dal giornalista di mamma Rai risponde a muso duro colpo su colpo. Il summit che produce il triumvirato della transizione è un passo avanti? «Per come la vedo io, proprio no». Adesso tocca a Maroni, no? «Si vedrà al congresso». Ma come? Non è il volto nuovo di cui il Carroccio ha bisogno? «Maroni una faccia nuova non mi pare proprio che lo sia. Sono 30 anni che fa politica». Comunque, dopo l’inchiesta della magistratura cambia tutto? «Sono abituata ad aspettare che, alla fine, si accertino le responsabilità».
E le responsabilità politiche? «Noi siamo stati e restiamo fedeli a Bossi. Lui avrebbe saputo portare il movimento avanti anche in questi frangenti. Da sempre, crediamo nel suo valore».
La militante Paola si sente tradita a non fa troppa fatica ad allungare l’indice sui “congiurati” dentro il vertice del Carroccio. L’onorevole Goisis ci mette la faccia, insieme al mal di pancia che provoca Bobo (insieme a Flavio il veronese versione tricolore al fianco del presidente Napolitano).
«Sì, è una pugnalata alle spalle di Umberto. Io non posso che rispettare la scelta di Bossi, una volta di più. Ma non cambio certo idea su di lui, sulla nostra storia e sulla Lega», insiste mentre la delegazione veneta sale a conquistare un posto per Manuela Dal Lago nella troika che guiderà il partito all’epoca della giubilazione di Bossi, il presidente onorario della Lega Nord non più di governo e ormai in aperta lotta intestina.
Paola Goisis ieri ha sofferto, ma non si è mai nascosta dietro un dito. Anzi, ha “sparato” ad alzo zero le sue opinioni. Dall’inizio della fine di Umberto Bossi fino alla fine del giorno più lungo della «signora della Lega» nella Bassa padovana.
Ecco l’ultimo sassolino che vola: «Dai, sù, lo dicevamo da tempo. Fin da quando Tosi ha cominciato il suo braccio di ferro sulla ricandidatura a Verona. E uno come Maroni che ha fatto il ministro dell’Interno sapeva benissimo quel che sarebbe successo». E’ la teoria del complotto anti-Bossi. «Certamente» conferma l’onorevole che si ostina a stare dalla parte del senatùr anche quando il mito è offuscato, il carisma svanito, l’autorevolezza dei bei tempi annegata nelle lacrime in via Bellerio.
Finisce la trasferta a Milano. Ma comincia la “resistenza” a Padova. Paola Goisis non molla mai. Sarà di certo protagonista al congresso provinciale fissato per domenica 29 aprile. E comunque la bossiana di ferro non darà tregua ai maroniti così sussidiari ai poteri forti. L’onorevole-militante non si arrende. A Este tutti conoscono l’irriducibile Paola.
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