Papes: emergenza medici anche nel privato
Il vice presidente Confindustria sanità: «Subito un tavolo regionale, il sistema rischia il collasso»

Le cliniche private faticano a reperire medici specialisti. La carenza di camici bianchi già evidenziata negli ospedali pubblici del territorio sta mettendo in crisi anche il sistema privato, rischiando di far mancare ai cittadini servizi fondamentali. L’allarme è lanciato da Vincenzo Papes, amministratore di riferimento del Gruppo veneto della sanità privata e convenzionata Centro di medicina (con oltre 350 dipendenti, 17 sedi ed oltre 700 professionisti in Veneto) ed esponente di Confindustria Veneto – comparto sanità con il ruolo di vicepresidente. «Si tratta di una emergenza non rinviabile», dichiara Papes, «chiedo di aprire un tavolo permanente, coordinato dalla Regione Veneto, per ricercare le soluzioni più idonee e ragionevoli. Il privato ha un ruolo importante nella sanità odierna, ma per essere competitivo e sostenere le ingenti spese ha bisogno costantemente di nuovo personale e competenze qualificate, che non potrà permettersi in un sistema senza medici». Un problema sentito anche a Villa Maria, struttura che supporta il pubblico offrendo servizi di alta specializzazione. La casa di cura convenzionata, l’unica nel cuore della città del Santo, sta ripartendo grazie a oltre 8.2 milioni di euro di investimenti. Reparti come la Chirurgia, Ortopedia, Medicina generale, Lungodegenza riabilitativa e Oculistica rischiano di venire penalizzati dalla carenza di medici che si prospetta all’orizzonte. A oggi a Villa Maria operano 160 addetti tra personale sanitario (100) e medici specialisti (60). «Partiamo dai numeri. Una recente ricerca del sindacato di ospedalieri Anaao ha stimato in circa 7-800 unità la differenza annuale tra medici che escono dal sistema per ragioni di età e gli specializzati dalle scuole universitarie. Uno scenario che ha come altra faccia della medaglia il fatto che ogni anno per 6.300 posti da specializzandi vengano presentate a livello nazionale oltre 13.800 domande», spiega Papes, «Inoltre, a fronte di questo gap il recente decreto del Miur ha ridotto di 124 posti il numero di accessi programmati alla facoltà medica nel prossimo anno accademico (complessivamente sono quindi 9.100, dei quali il 10% in media non arriva alla laurea). Numeri significativi che sono alla base di un fenomeno in rapida evoluzione e che è destinato a mettere in ginocchio il sistema privato». A trovarsi in difficoltà sono quindi le Regioni, impegnate nella gestione della sanità pubblica, privata e privata-convenzionata. «Sebbene in Veneto ogni anno nelle due Università di Padova e Verona ci siano per gli specializzandi 469 borse di studio ministeriali e 90 regionali, rimane forte il divario rispetto al bisogno del territorio», continua Papes, «La nostra realtà (il Gruppo centro di Medicina) dà un buon termometro della situazione. Stiamo constatando già ora infatti la difficoltà a trovare specialisti, non soltanto nelle province di montagna ma su tutto il territorio regionale».
Elisa Fais
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