Parroci a confronto nella lettera anonima al consiglio pastorale

CURTAROLO. «Don Emanuele è nel tritacarne per Cassola, ma com'era la gestione nella nostra parrocchia di Santa Giuliana prima del suo arrivo?» Nei giorni scorsi una lettera anonima è arrivata al consiglio pastorale di Pieve di Curtarolo: una missiva - firmata da una parrocchiana - che getta ulteriore scompiglio in una comunità in fibrillazione per essere stata costretta a dare l'addio al pastore, finito sotto processo canonico per distrazione di fondi della parrocchia di Cassola (Vi). Don Emanuele «da due anni, a Pieve, tutti i mesi, ci informava di entrate, uscite e spese». Una prassi arrivata «dopo anni di buio totale». «Ricordo quanto scritto da don Emanuele in occasione del Natale 2010». L'ex parroco di Cassola era arrivato a Pieve nell'ottobre di quell'anno, succedendo all'arciprete Daniele Hudorovich. «Il bilancio della parrocchia faceva acqua da tutte le parti. Il colpo mortale era stato apprendere che il residuo denaro ricavato della sagra del Carmine 2010 era di mille euro. Da anni la parrocchia si fidava dell'arciprete, ma le notizie sui fatti economici erano mantenute molto riservate. Influenti persone sostenevano che la riservatezza usata era per non informare il vescovo di quanto la parrocchia incassava, per non pagare la decima. Per chi ha letto quel resoconto, nel dicembre 2010, è sembrato quasi che Santa Giuliana di Curtarolo fosse stata fondata sei mesi prima! Nei primi mesi del 2010 c'era stata la visita pastorale del vescovo; tutti felici e contenti, organizzati, propositivi. Erano stati controllati i conti? Andava tutto bene? Il consiglio degli affari economici vigilava?» Con don Emanuele la sagra del Carmine è «schizzata da 1.000 a 25.000 euro di incasso». Un'insistente «domanda di chiarezza». Con una conclusione: «Se non vi muovete voi, dovrà farlo il vescovo. Oppure l'autorità civile».
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