Pastificio Artusi 2020 in ripresa

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Nonostante il fermo della produzione e le perdite registrate durante il Covid-19, il Pastificio Artusi prevede di chiudere il 2020 con un giro d’affari di 1,5 milioni di euro, con una perdita contenuta rispetto all’1,7 milioni del 2019. Si guarda al futuro con la convinzione che la propria pasta fresca all’uovo e gli gnocchi di patate potranno recuperare grazie all’export e a una serie di innovazioni produttive.
Ai 4 mila punti vendita attuali e ai due negozi propri nel centro storico di Padova, l’azienda di Casalserugo vuole allargare la propria presenza all’estero, in particolare in Europa dove oggi è presente dalla Spagna alla Germania, alla Svezia. «Dobbiamo combattere questo momento difficile e per farlo stiamo addirittura valutando l’apertura di un nostro monomarca a Venezia. Sarebbe veramente un colpaccio. Stiamo cercando nuovi spazi nel Nord Europa» afferma Enrico Artusi che con il fratello Alberto porta avanti il pastificio, «anche se il 60% della produzione viene commercializzato nel nostro Paese. Allargheremo l’Ho.re.ca, ma la nostra vera grande novità arriva dalla produzione: abbiamo eliminato il sale marino tradizionale per la presenza al suo interno di microplastiche, dannose per la salute. Lo abbiamo sostituito con il sale dolce di Cervia che non essendo sbiancato chimicamente ci permette di creare una pasta di alto livello».
«Siamo conosciuti per produrre pasta grazie anche all’uso del grano monovarietale» aggiunge Enrico Artusi, «che nel nostro settore viene impiegato solo da un’altra azienda. Il tutto accompagnato da una serie di investimenti in strumentazioni più grandi per riuscire a garantire una maggiore quantità di prodotto ai nostri rivenditori. Purtroppo, per quest’anno, il vero traguardo è contenere i danni e ripartire con il piede giusto». —
LIETA NACCARI
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