Patteggia un anno il titolare della Sunglass

Matteo Giaretta, responsabile dei servizi di prevenzione, sarà processato a ottobre
 
VILLAFRANCA.
Durante un processo di lavorazione stava spostando un carrello dove erano state appoggiate alcune lastre di vetro pesanti diversi quintali. D'improvviso la struttura si è inclinata, facendogli piombare addosso il carico. Non c'era stato nulla da fare per Fabrizio Boccato, cinquantaseienne operaio alla Sunglass srl con sede a Villafranca in via Piazzola 13. Morte istantanea davanti agli occhi smarriti di tre colleghi. Poi la solita trafila: le lacrime e il dolore per una vita che si spegne e gli accertamenti di legge che, comunque, non restituiranno niente e nessuno alla famiglia, rimasta con quel vuoto incolmabile. Ma la legge è andata avanti. E così, a più di un anno e mezzo di distanza da quell'ennesimo mortale incidente sul lavoro, un capitolo giudiziario si è chiuso e un altro è ancora tutto da scrivere. Davanti al gup padovano Mariella Fino ha patteggiato un anno di carcere, ottenendo la sospensione condizionale della pena, il legale rappresentante di Sunglass Giuseppe Antonio Bergamin, 59 anni di Padova (difensore gli avvocati Giovanni Vasoin De Prosperi e Giulio Pampena), mentre Matteo Giaretta, 34, pure di Padova, responsabile dei servizi di prevenzione e protezione all'interno dell'azienda, sarà processato il prossimo 3 ottobre. Le accuse contestate ai due sono di concorso in omicidio colposo e nella violazione di una serie di norme in materia di sicurezza sul lavoro.  L'incidente accadde nel primo pomeriggio del 14 settembre 2009: Fabrizio Boccato, che viveva con la moglie e la figlia a Padova in via Isola Torre 12 ai confini con Cadoneghe, si trovava nel reparto stratificazioni ed era impegnato a spostare manualmente il carrello sul cui pianale, diviso in due parti da una sbarra in acciaio, erano appoggiate le lastre di vetro. Il carico si sbilanciò e l'operaio venne «sepolto» e ucciso dalle lastre. Secondo le risultanze dell'indagine Bergamin, che era il datore di lavoro, avrebbe omesso di effettuare un'attenta valutazione dei rischi e, di conseguenza, di pianificare le modalità per movimentare in sicurezza i manufatti lavorati nell'impresa, adottando le misure idonee affinché le attrezzature fossero impiegate in conformità con le istruzioni fornite dal costruttore. Giaretta, invece, non avrebbe individuato i rischi legati al tipo di lavorazioni svolte in fabbrica: lui, che ha sempre respinto le accuse, ha preferito affrontare il processo.

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