Pediatria a Padova, i medici: "La notte nelle stanze è emergenza"

PADOVA. Il problema del Dipartimento di Pediatria dell’Azienda ospedaliera non è il pericolo di crollo. Quello è stato escluso, fortunatamente, con le indagini e le prove di carico effettuate dopo che era stato lanciato l’allarme sul rischio di collassamento della struttura.
Pochi spazi. Il problema del Dipartimento di Pediatria è che non ha spazi sufficienti. E il disagio è palpabile tanto per gli utenti - dai piccoli pazienti ai loro genitori - che per gli operatori. Medici e infermieri che ogni giorno - consapevoli di essere in una delle eccellenze della sanità padovana, devono però fare i conti con i deficit di una struttura che tradisce i segni del tempo e che, soprattutto, è troppo piccola. Non solo per garantire un minimo di confort, ma per garantire la sicurezza.
Disagio tra famiglie. «Il problema degli spazi è sicuramente quello che crea più difficoltà» ammettono i dottori, «ovviamente bisogna farsene una ragione e lavorare al meglio. Anzi, dobbiamo aggiungere uno sforzo per evitare che il disagio si diffonda tra i pazienti e le famiglie». La questione non è superficiale: «Le stanze dei ricoveri sono minuscole» descrivono i medici, «in alcune non entrano nemmeno le carrozzine per i bambini, o le sedie a rotelle. A volte si prova imbarazzo di fronte ai genitori che hanno solo una sedia a disposizione, nemmeno un tavolino, non sanno da quale parte girarsi, senza un minimo di privacy per qualsiasi cosa debbano fare, anche solo parlare fra loro».
Preoccupazioni. Lamentele, però, i medici non ne raccolgono: l’unica preoccupazione di mamme e papà è la salute dei loro piccoli, per i quali dormirebbero anche per terra e sopporterebbero altro che disagi. «Di notte quando sono aperte le brandine dove dormono i genitori che fanno assistenza ai figli, praticamente non si riesce a entrare nelle camere. Se dovesse capitare un’emergenza» il terrore dei medici, «sarebbe difficile evitare il panico. Mancano, semplicemente, gli spazi per un intervento di rianimazione, manca lo spazio per entrare e uscire in camera, non parliamo, poi, se si rendesse necessario usare una barella o un macchinario».
Dieci ore filate. Si tratta di medici che si fanno anche dieci ore filate. «Se avessimo una pausa pranzo» fa notare qualcuno, potremmo andare in mensa a mangiare. Ma siccome non ce l’abbiamo mangiamo in reparto. Peccato che nella cucina non ci sia nemmeno un tavolo, ma solo una sedia. Alla fine non la usa quasi nessuno. Comunque prima che per noi è per gli utenti che si avverte la necessità di spazi più adeguati».
Il quarto piano. Al quarto piano, dedicato agli ambulatori, la mattina quando ci sono le visite, il corridoio è impraticabile. Sulle sedie addossate al muro ci sono mamme con bimbi piccolissimi in braccio, alcune con necessità di allattarli al seno. Ma ci sono anche bambini e ragazzi più grandi, genitori, a volta nonni, uno slalom continuo fra carrelli, fotocopiatrici, pile di scatoloni, passeggini. Gli sforzi per rendere l’ambiente piacevole non mancano: disegni e festoni cercano di ravvivare le pareti, ma i problemi rimangono tutti.
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