Pennellate di colore sulla collezione Geox con i ragazzi Down

PADOVA. Presentata ieri, allo store del centro, la collezione autunno-inverno Geox for Valemour. Nel negozio si entrava solo sgomitando, e se le vendite seguiranno il trend arriveranno presto al tutto esaurito. All’ingresso un piccolo gadget omaggio e all’interno, in bella mostra, tutta la collezione nelle tonalità del marrone, del rosso e del blu. Dietro ogni scarpa un sorriso: quello radioso di chi l’ha voluta proprio così, con quel colore e quella sfumatura. Ed è stato lieto, ieri sera, di mostrarlo ai presenti, tra cui l’assessore al sociale Alessandra Brunetti. Questo è il secondo esperimento, dopo il successo della linea primavera-estate: «dal punto di vista commerciale siamo andati benissimo» spiega Giorgio Presca, amministratore delegato Geox, «e la ragione è semplice: il prodotto è bellissimo. Il fatto che l’abbiamo fatto dei ragazzi con sindrome di Down è solo un valore aggiunto, e lo rende strepitoso. Ma chi lo compra spesso non lo sa: lo vede e lo vuole, a prescindere. Mi piacerebbe esportare questa esperienza, il prossimo obiettivo è l’estero».
Il progetto, che è già alla seconda edizione, è nato dall’unione di tre amici: Marco Ottocento, imprenditore sociale, Fulvio Luparia, “artigiano del colore” e Giorgio Presca di Geox. Insieme hanno sfidato la filosofia dell’assistenzialismo a pennellate di colore: attraverso una metodologia nuova, hanno inserito i ragazzi in un contesto lavorativo che valorizzasse le loro capacità, creando al contempo un prodotto commerciale. Hanno dato vita ad un progetto mirato all’inserimento lavorativo, che ha funzionato anche su lungo periodo: alcuni dei ragazzi che hanno lavorato alla scorsa collezione hanno trovato uno stage o un impiego: Mario lavora per una azienda vinicola, Giacomo è stagista magazziniere, Angela e Ludovica controllano i capi di un’azienda tessile. Le associazioni che hanno aderito al progetto sono dieci, i ragazzi che hanno partecipato una quarantina. Grazie alla disponibilità della Conceria Montebello di Vicenza, hanno potuto frequentare un workshop formativo, che ha permesso loro di conoscere il mestiere del conciatore e il processo di lavorazione delle pelli. Il loro lavoro è stato regolarmente pagato, come quello di ogni dipendente. E forse, come suggerisce Patrizia Tolot (associazione Down Dadi), «l’esperienza gli permetterà di avere un futuro migliore di quello che immagineremmo per loro».
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