«Per Palazzo Cavalli serve un progetto più economico»
Nel 2022, in occasione degli ottocento anni del Bo, potrebbe debuttare la prima mostra temporanea a Palazzo Cavalli. Riguarderà la storia della scienza padovana, e inaugurerà una filosofia nuova sulla valorizzazione del patrimonio artistico dell’ateneo. Sul palazzo, che gode di una posizione estremamente favorevole per il turismo (tra palazzo Zuckerman e la cappella degli Scrovegni) c’era da anni un piano diverso, ma molto oneroso: 18 milioni di euro per trasformarlo nel Musna, il museo di Storia Naturale che dovrebbe unire gli attuali musei di Geologia, Mineralogia, Zoologia e Antropologia, ciascuno con uno suo percorso espositivo. Di fatto, oggi ospita Antropologia e Geologia, ma le collezioni sono visibili solo in piccola parte.
«L’investimento», spiega il professor Telmo Pievani, delegato del rettore alla comunicazione istituzionale, «è molto importante e vorremmo ripensare il progetto nell’ottica di ridurre le spese mancanti (che ammontano a 10 milioni, ndr), trovando una soluzione più economica ma anche diversa nella concezione. Da un lato c’è la necessità di trovare una sistemazione ordinata a tutto il patrimonio di strumenti, reperti, tomi che appartengono ai vari dipartimenti, e che spesso si ammonticchiano nei magazzini. Queste collezioni devono essere catalogate, cosa su cui purtroppo siamo molto in ritardo, e rese disponibili per la ricerca scientifica. Ma non possiamo pensare di esporre tutto: va fatta una selezione». L’idea, quindi, non è più quella di un maxi museo dove raccogliere tutto, ma di contenere le esposizioni permanenti e tenere una parte importante (più di 400 metri quadri) per le mostre temporanee, da comunicare con linguaggi «moderni e interattivi». «Possiamo pensare di cambiare l’allestimento una o due volte l’anno», continua Pievani, «dando spazio di volta in volta ad approfondimenti tematici. Così potremo esaltare tutto un po’ alla volta. Allo stesso tempo conquistiamo uno spazio per le mostre temporanee, che non abbiamo, e che ci permetterà di accogliere le più belle mostre che girano per l’Italia o per l’Europa».
In occasione dell’ottocentesimo compleanno del Bo c’è già anche una proposta: «Una mostra sulla storia della scienza padovana, che rimanga visitabile per tutto l’anno». Parlando di valorizzazione del patrimonio artistico, il delegato del rettore e noto divulgatore scientifico risponde anche al collega Giulio Peruzzi, che lamentava la mancanza di iniziative in grado di lasciare un segno.
«Qualcuno parla di eventificio», dice Pievani, «io credo che sia una visione vecchia. L’Orto Botanico, da quando c’è il nuovo rettore, è in gestione a noi e fa 180 mila visitatori l’anno, è una delle strutture scientifiche più visitate in Italia. Come? Abbiamo comunicato contenuti di altissimo livello, ma con linguaggi moderni. Questo è quello che fanno le più importanti strutture, accademiche e non, nel mondo. Non parliamo di contenuti effimeri, ma di linguaggi nuovi».
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova