«Per Sonia il 27 gennaio era giorno speciale Lo diceva, la sua morte non è stata un caso»

Ha donato tutti gli organi l’infermiera spirata esattamente 12 anni dopo il suo bambino di appena otto mesi 

il ricordo



«Sonia ci aveva praticamente lasciato già venerdì. Non c’era davvero più nulla da fare. Poi è successo qualcosa. Sonia si è quasi ripresa, i valori sono ritornati alla normalità. Ha retto fino a domenica, facendoci davvero sperare. Quando si è spenta, ci siamo accorti che in quello stesso giorno di 12 anni fa era mancato il suo Filippo. Ne sono sicuro: Sonia ha voluto tener duro perché quella data per lei era importante. La leonessa ha voluto resistere fino a quell’anniversario».

Non sono solo numeri. Non sono solo simboli. Non è nemmeno solamente un caso. È quell’abbraccio infinito che lega una madre al proprio figlio, e che passa anche attraverso una data. Lo sa bene Loris Pedron, compagno di Sonia Muraro, l’infermiera di 49 anni che domenica scorsa è morta all’ospedale Madre Teresa di Schiavonia. Il 27 gennaio 2007, esattamente 12 anni prima, era morto il suo piccolo Filippo, 8 mesi appena di vita, stroncato anch’egli dall’arresto del cuoricino.

LA MORTE DEL FIGLIO

«Sonia sentiva ancora molto quelle date» racconta Loris «Me lo diceva sempre: “Guarda che a gennaio io perdo la testa, non arrabbiarti e non scandalizzarti”. A Natale aveva portato un alberello in cimitero, con delle rose blu. Sonia non ha mai smesso di essere mamma e la sofferenza le scavava ancora dentro, soprattutto nell’imminenza di quel tragico anniversario».

Domenica 20 gennaio era tornata a casa dal turno in Pronto soccorso, dove lavorava da sempre. Aveva raggiunto Loris nella casa di Sant’Elena e aveva passato l’intera serata a giocare con il gattino, nuovo arrivato in casa: «Era con noi da appena due giorni. Ne abbiamo presi due, perché purtroppo il nostro gatto era venuto a mancare a inizio anno. Se l’è coccolato per tutta la sera. Era felicissima, al di là di tutto. Poi siamo andati a letto. Alle 5 l’ho sentita tossire e mi sono accorto dei suoi occhi sbarrati». Sonia è stata ricoverata in Terapia intensiva a Schiavonia, dove ha lottato sette giorni.

ORGANI DONATI

Chissà quante persone Sonia ha aiutato nella sua attività di infermiera. Eppure con la sua morte ha potuto fare persino di più: «Ha donato tutti gli organi che ha potuto, come aveva da sempre voluto fare» continua Loris «Il fegato ha salvato un ragazzo di 25 anni di Roma, che aveva poche ore di vita. I reni sono finiti a Udine e a Torino. E poi le cornee e le valvole cardiache, queste destinate ad alcuni bambini».

L’addio le verrà dato domani alle 15 nella chiesa di Sant’Elena. Questa sera, alle 18.30, la stessa chiesa accoglierà un rosario in sua memoria. Al termine delle esequie, la salma proseguirà per la cremazione.

I COLLEGHI

«Prepariamoci ad affrontare questa notte di lavoro con il cuore velato di tristezza. Sarà una notte fatta di “ti ricordi quando Sonia…?”. Sarà una notte in cui guardarsi negli occhi tra di noi e vedere la tristezza. Sarà una notte in cui tutto andrà avanti e noi faremo questo nostro lavoro, lo faremo curando e assistendo i nostri pazienti pensando a te». È solo uno delle decine di messaggi che i colleghi del Pronto soccorso di Schiavonia stanno dedicando alla collega scomparsa. Loro, che vedono la morte ogni giorno, ora devono confrontarsi con un lutto ancora più forte. —

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