«Pericolosi e pronti a colpire ancora» Convalidato l’arresto

SAN MARTINO DI LUPARI. Fino a venerdì scorso erano - per tutti - una tranquilla e normalissima famigliola. Ma, dopo gli arresti per la rapina al gioielliere Giorgio Zacco, in piazza Giorgione a Castelfranco, emerge una realtà completamente diversa. Almeno stando alle parole usate dagli inquirenti per descrivere Fernando Bortolon, 43 anni, camionista originario di Castelfranco, e la sua compagna Michela Bortolotto di 20, residenti a San Martino di Lupari e accusati del colpo dello scorso 9 agosto.
Si tratta di persone, si legge nell’ordinanza con la quale il giudice di Treviso Angelo Mascolo ha disposto l’arresto di entrambi, con «una spiccata pericolosità sociale», che hanno «dimostrato assoluto sprezzo per la persona altrui, percuotendo assai violentemente la vittima pur di portare a termine la rapina».
Quanto a Bortolon, poi, «la pericolosità si desume anche dai suoi precedenti di polizia», relativi a una denuncia per truffa ai danni di commercianti della zona di Castelfranco.
Ma non basta, secondo gli inquirenti della procura trevigiana: «Vi è il concreto pericolo che gli indagati, ove lasciati in libertà, commettano altri delitti della stessa specie».
Insomma - per la magistratura - se la coppia tornasse in libertà potrebbe rapinare altre persone. Elementi, questi, che hanno indotto il giudice a confermare, venerdì scorso, l’arresto per l’autotrasportatore.
Il suo difensore, l’avvocato Salvatore Cianciafara, ha però annunciato la presentazione, per la prossima settimana, di un’istanza per ottenere una misura più lieve rispetto alla cella. Quanto a Michela Bortolotto, originaria della California (Usa), estetista e insegnante di lingua inglese (dava ripetizioni agli studenti), si deve aspettare fino a martedì.
Dopodomani, infatti, sarà il giudice di Padova a interrogarla; successivamente verrà deciso se mantenere o meno la misura dell’obbligo di dimora a San Martino di Lupari, alla quale è attualmente soggetta.
L’uomo ha confessato l’accaduto, attribuendolo al bisogno di soldi e a un colpo di testa. Per quanto riguarda in particolare l’aspetto economico, gli era scaduto a giugno il contratto di camionista, mentre i lavoretti della compagna erano insufficienti a mandare avanti la famiglia.
Ma c’è anche il «raptus»: «Ci siamo guardati un attimo negli occhi, io e Michela, e quello è stato il momento», ha ricostruito l’altro giorno Bortolon in sede di interrogatorio. Al termine della deposizione ha lanciato un messaggio alla compagna: «Sperò mi aspetterà per quando uscirò». Immediata la risposta di lei: «Ti aspetterò, qualunque cosa succeda. Non vedo l’ora di riabbracciarti».
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