Pernumia, due piscine da demolire

Il Tar del Veneto respinge il ricorso del titolare dell’agriturismo “Alle Civette”

PERNUMIA. Il Tar respinge il ricorso contro l’ordinanza di demolizione e rimessa in pristino dell’area adibita a piscine dell’agriturismo di via Palù Superiore 22 a Pernumia, che si chiama “Alle Civette” ma che in paese e non solo è anche conosciuto come “da Sartori”. E infatti il ricorso era stato intentato proprio da Marco Sartori (proprietario del rustico) contro il Comune di Pernumia, assistito dall’avvocato Italo Begozzo, nei confronti della Società Agricola Euganea S.S di Nunez Villabon Luis Fernando, che ha preso in affitto la struttura. L’ordinanza comunale 1113 del 3 novembre del 2016, ordina la “demolizione di opere abusivamente realizzate sul fondo, consistenti in una piscina di 18 metri per 10 e di una seconda di 8 metri per 5. Oltre ad un pergolato frangisole e un locale interrato dove ci cono gli impianti tecnici a servizio delle piscine, dei locali adibiti a servizi igienici in una struttura in muratura, delle strutture ombreggianti e un solarium”. Nel ricorso Sartori, assistito dai legaliMarco Bertazzolo ed Elisa Toffano, premette che il fondo rustico era stato affittato alla moglie che aveva avviato un’attività agrituristica ceduta successivamente alla Agricola Euganea. Il Comune con una prima comunicazione del maggio 2013 ha fatto presente un vincolo paesaggistico sull’area; nel settembre successivo ha rilevato la mancanza della documentazione attestante l’attività agrituristica. Nel luglio 2014 il Comune spedisce una terza comunicazione dove ribadisce la perdurante mancanza di un titolo edilizio. Il ricorrente a fronte di inadempimenti della Società e dell’avvio di contestazioni di carattere amministrativo ha ottenuto dal tribunale la cessazione del contratto d’affitto, ottenendo la restituzione del fondo. Nel 2015 poi ha presentato una segnalazione che certifica l’inizio attività per ottenere la sanatoria delle opere. Ma il Comune ha preteso della documentazione mai prodotta, ordinando il ripristino dei luoghi. Nel 2016 dal municipio si è paventata l’acquisizione gratuita dei beni in caso non venisse eseguita la demolizione. Sartori nel ricorso aveva puntato sull’illegittimità dell’ordinanza di demolizione e sul fatto che le opere fossero “pertinenziali”. Inoltre che l’ordinanza era stata emessa nei confronti del proprietario e non dell’autore degli abusi. Tutto respinto, con la condanna del ricorrente a rifondere 3 mila euro al Comune come spese di lite. Ora va tutto demolito e ripristinata l’area com’era in precedenza.

Carlo Bellotto

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