Pesenti in visita all’ex cementeria Radici

di Francesca Segato
MONSELICE
Sopralluogo di Pesenti alla cementeria ex Radici. Il numero uno dell'Italcementi, l’ingegner Carlo Pesenti, è stato avvistato, nei giorni scorsi, in visita allo stabilimento della Cementeria di Monselice, acquistata dalla Cementizillo a ottobre 2010. La notizia, clamorosa, è uscita a margine del dibattito che sabato sera, a Valle San Giorgio, ha celebrato i 15 anni di attività del Comitato popolare “Lasciateci respirare”. A rivelarlo Francesco Miazzi, storico esponente del comitato e in prima linea nella battaglia contro il revamping. «Ci dicono che Pesenti è andato in visita al cementificio Radici acquistato da Zillo – ha svelato – Una semplice visita di cortesia?». Naturalmente è possibile, tanto più che Alvise Zillo Monte Xillo, consigliere delegato della Cementizillo Spa, è anche presidente di Aitec, l’associazione di rappresentanza delle Aziende italiane produttrici di cemento, affiliata a Confindustria, a cui aderisce anche il colosso Italcementi. Ma gli ambientalisti sospettano che sotto ci sia qualche cosa di più. «Probabilmente c’è allo studio un’operazione che potrebbe interessare Pesenti – azzarda Miazzi – per cui nel caso non passasse il revamping si potrebbe utilizzare l’altra cementeria». Al di là delle ipotesi, quello che è certo è che il settore, anche a livello locale, si sta riorganizzando rapidamente. Il primo segnale della ristrutturazione in atto è stato naturalmente il progetto di revamping dell’Italcementi, che ora è in mano al verdetto dei giudici: il Consiglio di Stato si pronuncerà il prossimo 17 gennaio, dopo che il Tar ha accolto il ricorso dei comitati, bocciando in toto il revamping. Poco più di un anno fa, un’altra operazione che ha destato scalpore: il gruppo Zillo, storica azienda titolare del cementificio di Este, oltre che di uno stabilimento a Fanna (Pordenone) si è comprato la cementeria Radici. Un’acquisizione a cui ha fatto seguito il piano industriale con la previsione di 71 esuberi (14 impiegati e 57 operai). Tutti fuori entro la fine di quest’anno. Da settembre, inoltre, è scattata la cassa integrazione per circa metà dei dipendenti dello stabilimento di Este.
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