Piccolo, vincitore del concorso «Non ho nulla da dichiarare»

«Io ero solo un candidato, non mi sento di dichiarare nulla». Sono le sole parole che dice il professor Stefano Piccolo, ossia colui che vinse il concorso nel quale fu “scartato” Zeviani. «Oggi fare...

«Io ero solo un candidato, non mi sento di dichiarare nulla». Sono le sole parole che dice il professor Stefano Piccolo, ossia colui che vinse il concorso nel quale fu “scartato” Zeviani.

«Oggi fare ricerca in Italia è davvero molto duro», analizza Giorgio Palù, preside di Medicina, «Zeviani è un ottimo ricercatore, ma vinse uno di altrettanto bravo. Le opportunità che offrono altre nazioni sono ben migliori da quelle che possiamo offrire noi. Questo Paese non ha la cultura della ricerca considerato che viene investito meno dell’un per cento del Pil. A Zeviani non resta che far i complimenti, anche se mi sento di dire che non ci fu un’ingiustizia in quel concorso».

Più articolata l’analisi di Tullio Pozzan che partecipò a quel concorso arrivando secondo. O meglio venne dichiarato idoneo assieme a Piccolo, che poi però venne scelto. «Decisi di presentarmi al concorso di ordinario di Biologia molecolare nonostante all’epoca fossi già professore di Patologia generale, la legge allora lo consentiva. Mi sento di dire che la qualità scientifica di Piccolo era ed è paragonabile a quella di Zeviani. Sono felicissimo per Massimo, il posto che va a ricoprire è di grande prestigio. Se fossimo in un mondo normale ora lo potremo chiamare in Italia, ma qui purtroppo non si importano cervelli. C’è solo l’uscita a senso unico e non l’entrata. Noi continuiamo a perdere pezzi, un esempio recente è una mia ex allieva, Manuela Zaccolo che ora è professore di Fisiologia ad Oxford (col suo gruppo di ricerca dell’Università di Padova raggiunse un primo successo, scoprendo perché il cuore risponde così rapidamente alle scariche di adrenalina prodotte dalle emozioni. La risposta cardiaca alle emozioni dipende da una serie precisa di reazioni, regolate da specifici interruttori molecolari, ndr). La tragedia è che proprio nessuno rientra, non siamo competitivi». «Sono convinto che se a Zeviani» aggiunge Pozzan «fosse stata offerta una soluzione accettabile sarebbe rimasto. In Italia facciamo rientrare qualche chirurgo, ma mai scienziati. Uno scienziato costa e non rende in termini di denaro. Quel che produce non è monetizzabile, ma va fatto in prospettiva. Invece da noi non pensiamo oltre una tornata elettorale. Uno scienziato produce scienza e conoscenza. Se non investiamo rimarremo a produrre le scarpe a Vigonovo, con il rispetto dovuto alle scarpe. Sono molti i casi in cui gli studenti più brillanti fanno il dottorato all’estero. Alla fine perdiamo scienziati pronti. Si pensi cosa è costato portare al suo livello Zeviani. E ora salutarlo». (c.bel.)

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