Piena assoluzione per il penalista Masutti

Nessuna responsabilità penale: così ieri la prima sezione della Corte d’appello di Venezia ha spazzato via la sentenza di condanna nei confronti del noto penalista Pietro Masutti, 40 anni, di Padova. Ed è arrivata la sentenza di assoluzione dall’accusa di favoreggiamento nei confronti di un suo cliente “perché il fatto non sussiste”.
Assoluzione piena reclamata anche dalla Procura generale, nonostante la scorsa estate, in primo grado, il giudice monocratico di Padova abbia condannato il legale a un anno e 6 mesi con la sospensione condizionale della pena. Accolta la prospettazione della difesa (l’avvocato udinese Giovanni Adami) che aveva ricostruito la vicenda, sostenendo il legittimo operato del legale.
Il procedimento penale a carico dell’avvocato Masutti era scaturito dalla “costola” di un’altra indagine, quella su un giro di droga (marijuana e cocaina), importata dall’Olanda e smerciata tra il Padovano e Chioggia, di cui era protagonista Pasquale Creuso, campano con residenza a Montegrotto, ritenuto il capo dell’organizzazione (condannato in primo grado a 3 anni e mezzo). Creuso è fermato il 14 gennaio 2013 e quella sera Masutti (difensore di fiducia dell’uomo) è informato del provvedimento restrittivo dai carabinieri. L’indomani il legale visita nel carcere di Vicenza il suo cliente fra le 10 e le 10.30. Rientrato a Padova, si reca in un appartamento del quartiere Arcella, in via Zanchi, dove vive Luciano Rossin, indagato a piede libero nell’inchiesta per droga. L’avvocato aveva sempre sostenuto che Creuso lo aveva pregato di andare da Rossin con un banale incarico: fargli consegnare in carcere un pacco di vestiario e 100 euro per le sigarette. Tuttavia prima la procura aveva sospettato, poi il giudice si era convinto che l’attività del legale fosse «consapevolmente volta ad aiutare gli altri concorrenti (cioè indagati) a eludere le investigazioni» si legge nelle motivazioni della sentenza di pirmo grado. Una lettura dei fatti capovolta dai giudici di secondo grado che hanno ritenuto credibili tanto i testimoni quanto il penalista. Che commenta: «È la più bella vittoria della mia carriera. Ho sempre difeso la mia correttezza professionale e ho avuto ragione». (cri.gen.)
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