Piove, condannato dopo 22 anni dalla rapina in gioielleria e a 6 mesi dalla prescrizione

PIOVE DI SACCO. La giustizia arriva dopo 22 anni, tanti, troppi. Anche perché il reato fra sei mesi si precriverà. Ieri è stato condannato a 1 anno e 8 mesi Roberto Agnello, 47 anni, di Torre Annunziata, difeso da Evita Della Riccia per la rapina del 25 ottobre 1996 nell’oreficeria «Idea d’Oro» all’epoca aperta a Piove in piazza Vittorio Emanuele II 23.
Intorno alle 9 di mattina di quel 25 ottobre Giuliano Sartori, titolare dell’oreficeria, aveva appena alzato la saracinesca del negozio quando erano entrati tre clienti. In realtà tre banditi che, pistola alla mano, avevano costretto Sartori ad accucciarsi nella stanza da bagno mentre loro ripulivano il negozio: tra bracciali, anelli, collane e orologi, il bottino aveva superato i 600 milioni di lire. Dopo una decina di minuti la fuga. Sartori aveva riconosciuto in foto uno dei malviventi, proprio Agnello, ma non era bastato per spedirlo subito a processo.
All’epoca l’inchiesta su quella rapina venne archiviata, le prove erano poche e non avrebbero retto il dibattimento. Poi, nel corso di un processo per associazione a delinquere di stampo camorristico celebrato a Torre Annunziata, emersero dei riscontri proprio in merito al colpo di Piove di Sacco. Il materiale documentale venne trasmesso alla procura di Padova e su richiesta del magistrato Maria D’Arpa il giudice Claudio Marassi riaprì l’indagine sfociata ieri nella condanna.
Ad incastrare l’uomo, collegandolo alla rapina del Piovese, era stata un’intercettazione, trasmessa poi alla Procura di Padova. Fra un ricorso e l’altro, per l’utilizzo di quelle frasi da portare a dibattimento, si è infine partiti con un processo a Padova alcuni anni fa. Agnello era già stato condannato in primo grado, ma la Corte d’Appello di Venezia aveva azzerato la sentenza e rimandato il processo a una diversa composizione del collegio padovano, che ieri ha espresso la sentenza di condanna. Nel primo grado annullato Agnello venne condannato alla stessa pena di ieri: un anno e 8 mesi.
Per questa rapina finirono nei guai sei persone, accusate, a vario titolo, di essere il mandante, gli esecutori materiali e il basista del colpo. Quattro campani già considerati appartenenti al clan camorristico dei Cavalieri. Il mandante Francesco Gallo, con gli autori del blitz Antonio Froncillo, Agnello e Francesco Sannino, con il veneziano Federico Sattin, di Cavarzere, il basista. La condanna è definitiva solo per quest’ultimo, per gli altri è in attesa della Cassazione. –
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