Pollini, sciopero delle rette per il caro Conservatorio
Proposto a luglio l’aumento del 63%, poi dietrofront con fasce legate al reddito I genitori di 150 studenti su 200 non pagano. Scadenza prorogata al 12 ottobre

PIEROBON - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - INTERVISTA DIRETTORE CONSERVATORIO.
Ferma posizione dei genitori degli studenti del conservatorio musicale Cesare Pollini. Da mesi si rifiutano di pagare l’aumento delle rette annuali, deciso a luglio, dal Consiglio di amministrazione guidato dal presidente Ambrogio Fassina e dal direttore Leopoldo Armellini. I genitori di 150 su duecento studenti che frequantano i corsi di base non hanno ancora pagato la retta per l’anno scolastico 2017-2018, che già scadeva il 15 agosto e successivamente è stata prorogata al 15, al 30 settembre e proprio ieri al 12 ottobre. Prima tutti pagavano una quota di 525 euro, aumentata a luglio a 831, vale a dire del 63 per cento. Di fronte a questo aumento consistente c’è stata un’immeditata protesta dei genitori che hanno ottenuto una nuova formula di pagamento in base al modello Isee. Sono state individuate quattro fasce di pagamento: per chi ha un reddito familiare inferiore ai 13.000 euro la retta è di 431 euro; per la fascia dai 13.000 ai 25.000 euro la retta sale a 581 euro, mentre per il reddito compreso tra 25.000 e 42.000 euro si arriva a 712. Chi, infine, supera i 42.000 euro, deve sborsare 831 euro.
«Sono troppi soldi», osserva una delle coordinatrici del comitato che si sta formando tra i genitori, che abitano non solo a Padova ma anche a Vicenza, Castelfranco, Rovigo e Riviera del Brenta. «La retta per mio figlio, ad esempio, passerebbe da 525 a 831 euro. Noi sappiamo benissimo che la crescita delle rette è anche legata al potenziale acquisto della nuova sede in Riviera San Benedetto, ma la necessità di avere una nuova sede, dichiarata pericolosa e non idonea da decenni, non può essere scaricata sulle nostre spalle. La decisione di costituire, con le rette aumentate, un plafond di cassa, indispensabile per sottoscrivere un mutuo con una banca locale è una buona idea, ma non vediamo perché il fondo necessario dovrebbe essere messo in piedi con le nostre rette, aumentate a dismisura».
Naturalmente la protesta dei genitori si lega direttamente al tentativo in corso degli amministratori del Pollini per acquistare, dopo che la sede centrale di via Eremitani 18 (aperta dal 1878) è stata dichiarata non idonea ad ospitare un istituto musicale già decenni fa, il complesso conventuale di Riviera di San Benedetto, con un’area coperta di 10.000 metri quadrati e scoperta di 50.000, per un valore immobiliare di 5,5 milioni.
Gli amministratori e i dirigenti del Pollini, che da alcuni anni stanno utilizzando anche le aule dell’ex scuola elementare di via Bertacchi, nel quartiere San Paolo, si stanno muovendo in tutte le direzioni per ottenere finanziamenti, ma finora nessuna istituzione si è attivata. Si sono organizzati incontri a iosa e sono stati lanciati appelli all’amministrazione comunale (anche a quella nuova), alla Provincia, al Ministero dell’Istruzione, alle Fondazioni bancarie, ma il domani strutturale del Pollini resta sempre incerto. Eppure il Pollini, sin dai tempi del direttore-compositore Gian Francesco Malipiero, è considerato uno dei più importanti d’Europa e vi studiano ragazzi provenienti da tutta Europa (in primis Olanda e Germania) ed anche dalla Cina e dal Giappone.
«Sono amareggiato», dice il direttore Lepoldo Armellini. «I genitori non mi hanno nemmeno dato il tempo di pubblicare la delibera approvata stamattina (ieri mattina, ndr) dal cda che proroga ulteriormente la data di scadenza di pagamento della retta. Non è vero che gli aumenti sono consistenti, ma modulati secondo le fasce di reddito del modello Isee, tant’è che le famiglie più deboli hanno pagato quasi tutte. Anche noi cerchiamo di contenere le spese amministrative interne. È un momento particolare per il Conservatorio che sta cercando una nuova sede perché la sicurezza non ha prezzo. Purtroppo siamo stati un po’ abbandonati dalle istituzioni, in particolare dal Miur».
Felice Paduano
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