Portello, nel patronato che rinasce anche il cohousing per gli anziani

C’è vita per gli anziani fuori dalle case di riposo, con il giusto equilibrio fra autonomia e assistenza, con orari liberi e un divano in salotto per gli amici. Tutto questo la Comunità di Sant’Egidio lo sta già sperimentando in città: forme di convivenza in cohousing sono state avviate da tempo, a Torre e all’Arcella, con la collaborazione del Comune, e funzionano molto bene. Gli anziani - sia che provengano da case di riposo come i due uomini a Torre, sia che arrivino da esperienze di vita autonoma e solitaria come le tre anziane all’Arcella - sono sempre contenti. Con questi presupposti è nato, un po’ per volta negli ultimi anni, l’ambizioso progetto di “Casa dell’amicizia”, un cohousing per anziani in condizioni di fragilità e di difficoltà economiche inserito in una più vasta operazione di ristrutturazione del patronato della chiesa dell’Immacolata, nel quartiere Portello.
Una sala polivalente da ottanta posti, una cucina professionale, sale per incontri e un centro di solidarietà al piano terra. Quattro appartamenti per gli anziani ai piani superiori. Il progetto, il cui costo era stato stimato in 750 mila euro, parte con la spinta di un contributo da 200 mila euro che la Fondazione Cariparo ha concesso alla Sant’Egidio. L’intenzione è quella di creare, intorno agli appartamenti degli anziani, un luogo di incontro che richiami tanto i giovani quanto altri anziani. Generazioni diverse che possono dare vita a una rete, trovare uno spazio per sentirsi a casa e anche fare volontariato.
In pieno lockdown proprio la Sant’Egidio, con i Giovani per la pace, aveva lanciato la campagna “Salviamo i nostri anziani”, per richiamare l’attenzione sul dramma di tanti nonni nelle case di riposo. Alla base di quella iniziativa c’era la convinzione - oggi ancora più solida - che molti anziani, quando possibile, stiano meglio in luoghi che gli appartengono, in contesti più familiari e con maggiore autonomia. «L’idea del cohousing nasce dall’incontro con la domanda degli anziani di non essere lasciati soli nella vecchiaia e di trovare soluzioni abitative nuove, alternative all’istituzionalizzazione», spiega Alessandra Coin, responsabile per il Veneto della Comunità di Sant’Egidio. «Ne sentiamo la necessità ancor di più in questo tempo, in cui la loro vita in istituto si è fatta ancora più dura a causa della pandemia. Investire sulla cura degli anziani è decisivo per il futuro di tutti», aggiunge Alessandra Coin. «Hanno pagato un prezzo troppo alto in questa crisi sanitaria e sociale. A loro dobbiamo un “di più” di pensiero e di amore. La Casa dell’amicizia vuole esserne un segno concreto. Ringraziamo la Fondazione Cariparo per aver sostenuto per prima e con convinzione il nostro progetto». Che però è ambizioso e costoso. Da qui l’appello ai padovani, «perché ci aiutino con donazioni a portare a termine il prima possibile quest’opera ambiziosa e necessaria». —
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