Posti letto d’emergenza conto da oltre 600 mila euro negli ospedali del Padovano

PADOVA. Seicentodiciassettemila euro e qualche “spicciolo”. È la spesa che la sanità pubblica ha sostenuto a partire dai primi giorni dell’emergenza Covid-19 - di fatto a marzo - per riattivare l’ex ospedale di Monselice e per una serie di interventi in altre strutture, ritenuti di effettiva urgenza.
All’ex ospedale di Monselice, ma anche al centro sociosanitario Ai Colli di Padova, all’ospedale di Piove di Sacco, al “Madre Teresa” di Schiavonia e nella comunità Romero di Sant’Angelo.
Risultato? Su tutti, sicuramente i 193 posti letto per malati Covid-19 mai utilizzati. Ma si sa, in quei giorni valeva il principio di precauzione: senza conoscere le conseguenze del virus, che saranno effettivamente devastanti, è meglio pararsi le spalle.

È il 13 marzo quando i vertici dell’Usl 6 svolgono il sopralluogo all’ex ospedale di Monselice di via Garibaldi. Il presidente regionale Luca Zaia ha in quelle ore richiesto la riattivazione di alcune strutture dismesse in Veneto per poter allestire eventuali posti letto per malati di Coronavirus e tra queste c’è anche l’ex nosocomio della città della Rocca. In meno di una settimana vengono riattivati nel monoblocco dell’ex ospedale monselicense 181 posti letto, distribuiti su 5 mila metri quadri.
Spesa totale: 558.502,24 euro. Di questi, 288.408 per il ripristino di impianti tecnologici, 149.276,76 per gli impianti dei gas medicinali, 85.400 per lavori di ripristino edile, 23.824,43 per il recupero del sistema di “richiamo infermieri” e 11.593,05 per i serramenti.
Per questi interventi vengono chiamate ditte capaci di rispondere nell’immediato, anche con turni di lavoro notturni. Alle reti tecnologiche lavora la Siram spa di Milano. Non vengono acquistate nuove tecnologie, né rifatti impianti: si procede solo con la manutenzione e il ripristino di quelli esistenti.
Quelli di Monselice non sono gli unici posti letto d’emergenza. Altri 12 vengono allestiti nella Comunità alloggio psichiatrica Monsignor Romero, nell’omonima via di Sant’Angelo di Piove di Sacco. Lo spazio destinato all’emergenza Covid-19 è di 673 metri quadri.
La spesa qui tocca i 26.544,46 euro, di cui quasi 20 mila per lavori edili e il resto per gli impianti tecnologici. Anche in questo caso non si acquistano strumentazioni nuove ma si procede con il recupero dell’esistente.
E ancora. A Schiavonia, dove il “Madre Teresa” viene blindato sin dal 21 febbraio, diventando poi il Covid Hospital della provincia di Padova, si spendono 3.416 euro per la pavimentazione di collegamento tra l’ospedale e le tende di triage.
Altri 3.509,94 euro servono al centro sociosanitario Ai Colli di Brusegana per l’acquisto di una tenda da utilizzare come punto di accesso controllato, quindi 25.472,77 sono destinati all’ospedale di Piove di Sacco, dove tra le varie cose viene concentrata l’Oncologia di Schiavonia: 18.275,60 sono utilizzati proprio per l’installazione di condizionatori per l’Oncologia, 7.197,17 per interventi sugli impianti elevatori.
Per quanto riguarda l’Usl 6 Euganea, gli interventi richiesti lo scorso 13 marzo per rispondere nell’immediato all’emergenza Covid-19 richiedono un investimento totale di 617.445,41 euro. Spesa, questa, coperta in gran parte dal fondo d’emergenza nazionale di 50 milioni di euro, a cui la Regione Veneto ha attinto per 4,06 milioni.
I 181 posti letto di Monselice e i 12 della Romero di Sant’Angelo non sono mai stati utilizzati, come viene specificato nel rendiconto che l’Usl 6 ha recentemente inviato alla Regione Veneto e che ha pubblicato in questi giorni in albo pretorio.
«Le aree oggetto di intervento, ad oggi non utilizzate, permangono funzionali e funzionanti» si legge nella nota «Permane quindi la possibilità di immediato utilizzo, in caso di necessità». Il principio di precauzione, dunque, resta ampiamente valido. E il conto che il Covid-19 lascia alla nostra sanità si allunga. —
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